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Se non ora, quando? In piazza ritorna la speranza

Creato il 13 febbraio 2011 da Lalternativa

Siamo 10mila. La questura dice 3mila. No, no, siamo in 5mila. Che ci importa. In una giornata come quella andata in scena in tutto il Paese, cio’ che conta non sono i numeri. Non ci importa quanti “corpi” hanno sfilato nelle strade italiane. Perché oggi in piazza non c’erano solo migliaia di donne e uomini in corteo. Oggi in piazza sono scese le emozioni, i sentimenti, le idee, la dignità, la forza di rialzarsi, la nostalgia di risvegliare quello che per troppo tempo è stato sopito: la gioia di tornare a sperare.

Sarò sincero. Quando stamattina mi sono svegliato per andare a vedere, ero un po’ scettico. Ieri sono tornato a casa molto tardi e per un attimo avrei preferito restare a dormire. Tanto, pensavo sonnecchiando, ci saranno pochissime persone a Bari. Poi, qualcosa mi ha spinto (oltre alla mia ragazza che mi ha svegliato) ad andare a vedere.

Colazione in fretta e dopo dieci minuti e un po’ d’acqua fresca sul viso per aprire definitivamente gli occhi, sono uscito.
Mentre mi avvicinavo al Petruzzelli, una voce intonata scandiva al megafono: “La nostra forza, la nostra libertà, per il Paese è la legalità”. A farle eco erano davvero tante persone. Non so se 10, 5, o 3mila, ma quando hanno ripetuto anche “Siamo tante e siamo qui, Berlusconi via di lì”, oppure “Fuori lo Stato dalle escort”, ho dimenticato di aver dormito poco e di essere stanco.

A un tratto ho visto venirmi incontro un fiume di uomini, donne, bambini, cani con slogan appesi al collo (“neanche io mi merito un presidente cane”). E ho sentito la voglia irrefrenabile di unirmi a loro. Era come se ci conoscessimo da molto tempo. Era come se in fondo sapevamo che prima o poi ci saremmo incontrati lì.
Che aspettiamo, allora, proseguiamo in corteo.

Provo a riprendere qualcosa con la mia telecamerina ma la batteria è scarica. Sarà meglio scattare qualche foto: scarica anche la macchinetta. Del resto, anche le mie batterie sono quasi esaurite. Niente da fare, allora. Poche immagini e tanti ricordi: devo memorizzare tutto.

Proprio mentre mi accorgo di essermi innamorato di una femmina di Golden retriever (quella con lo slogan appeso al collo), una signora mi guarda e dice una cosa che mi lascia per un po’ senza fiato: “Solo il sesso ci ha portato tutti in piazza contro Berlusconi. Neppure quello che ha fatto con la mafia ci aveva fatto scandalizzare così”. Provo a darmi e a darle una spiegazione: Mah. Sa. In effetti. Forse è che la mafia la vediamo come una cosa lontana dalla nostra quotidianità. Mentre il sesso…Oddio. Beh, io continuo a camminare.

Dietro di me una donna agita la carta di identità riprodotta su un cartone grande un metro per un metro: “Segno incomune, non disponibile” c’è scritto sopra. Poi, ad un tratto, il mio idolo diventa un signore con i capelli bianchi, la giacca blu e qualche ruga degna della diceria che gli “uomini più invecchiano e più sono affascinanti”. Su un foglio di carta molto grande, ha stampato la faccia di Berlusconi incoronato come una sfinge egiziana. E sotto ci ha scritto: “Mo’ Sbarak”. Dopo il Golden è lui la mia scelta.

Il corteo vira sorridente in piazza del Ferrarese. Qui veniamo tutti avvolti da un filo rosa sul quale inciampa una giovane fanciulla dalle pregiate calzature: “Hei tu – viene redarguita da una giornalista – non calpestare il filo della speranza con le tue Prada”. Lei accenna un sorriso ma era evidente che avrebbe voluto strozzare la giornalista con lo stesso filo.

Gli slogan continuano a fare da colonna sonora a una domenica che mi lascia col sorriso nel cuore. Lo stesso sorriso stampato sul volto di chi ha sfiorato, anche per caso, il fiume di persone in corteo.

C’è spazio anche per un flash mob: tutti fermi per un minuto col codice a barre in mano. Si simula la svendita di corpi. La stessa contro la quale si protesta.

La sensazione che porto a casa è qualcosa che insegnerò ai miei figli quando ne avrò: potranno pure provare a fare shopping coi corpi delle donne, ma non potranno mai comprare le loro anime, i loro cuori, la loro libertà.

Vincenzo Chiumarulo


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