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Se non ti sei fatta affittare almeno una volta, sei out

Creato il 27 luglio 2010 da Elenatorresani

Affittami.

 

Molte volte ho viaggiato da sola. Ho visto mostre, da sola. E sono andata pure a teatro, sola. Insomma, non sempre i nostri amici e fidanzati condividono le nostre passioni, e tutto sommato esiste un certo piacere ombroso nel godersi ogni cosa al proprio ritmo e senza rotture di palle (tipo l’imbarazzante marito al seguito con l’auricolare che trasmette le partire).
Mi manca il cinema in solitaria: quella mi sembra ancora un’esperienza da sociopatica sull’orlo del suicidio, ma prima o poi vincerò anche questo pregiudizio.
Se fossi vissuta negli Stati Uniti, volendo, avrei potuto affittare un amico. Sì, perché lì c’è un servizio per affittare tutto, anche gli amici.
http://rentafriend.com/
Che se da una parte ha tutta l’aria di essere uno strumento per lucrare sulla solitudine antidiluviana in cui siamo precipitati, dall’altro ha dei vantaggi evidenti per risolvere inconvenienti sociali in cui spesso ci si trova. Si vince il patetico con l’opportunità.
Non che serva per trovare da trombare, no, quando mai.
E nemmeno per nascondere il fatto che per avere compagnia dobbiamo pagare, figuriamoci: sembra perfino una roba di moda, quasi che se non l’hai provata almeno una volta sei uno che è fuori dal mondo.
In realtà, esiste una versione interessante di questo nuovo sistema di prostituzione (consulenza?).
Quella che ci aiuta a viaggiare meglio:
http://www.rentalocalfriend.com/

In pratica si affitta la compagnia di una persona del luogo dove siamo destinati, che avrà cura di scarrozzarci per ristoranti, locali, monumenti e musei a cifre tutto sommato abbordabili.
Se il couchsurfing aveva già sondato con enorme successo questa formula della guida indigena (attraverso l’ospitalità di perfetti sconosciuti in giro per il mondo), l’affitto dell’amico “locale” è la nuova soluzione di destra.
Insomma, il couchsurfing è un po’ una roba da comunisti: violenta condivisione degli spazi, profondi rischi d’incidenti culturali, sfrontatezza randagia, incurante fame di mondo.
L’affitto dell’amico locale invece è una roba più pulita, più deontologica: ognuno dorme a casa sua, c’è uno scambio di denaro a sancire la legittimità del rapporto professionale, senza promiscuità e nessun rischio di tornare a casa indossando mutande che non sono tue.
Io ci sto pensando. Di candidarmi su Milano per farmi affittare, intendo.
Al giorno d’oggi, d’altra parte, se non ti sei fatta affittare almeno una volta, sei out.

Affittami.


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