Se potessi fare il pasticcere….

Da Pausagolosa @pausagolosa

Tempo fa scrissi una lettera al giornale “Messaggero di Roma”, denunciando la falsità delle notizie che circolavano sui servizi televisivi delle più importanti testate giornalistiche, che allarmavano l’intera popolazione italiana sulla mancanza di pasticceri e panificatori, notizia purtroppo travisata, falsa, tendenziosa e propagandistica, di una certa stampa che vuole dipingere l’italiano medio come un inetto, proteso solo ed esclusivamente a fare l’impiegato e per nulla dedito al sacrificio, che se ne sbatte della richiesta fiorente di pasticceri. Sapete quanto costa un corso professionale per diventare pasticceri senza frequentare l’alberghiero, e senza attestati professionali riconosciuti? Più di 8,000 euro e durano poco più di 4 mesi (tant’è che mi sono chiesta che cosa impari in 4 mesi di corso). Per non parlare dei corsi alla scuola Etoile Boscolo, che in soli 3 giorni te ne chiede 980 + IVA per il week end dedicato al semifreddo e i suoi segreti. I pasticceri professionisti giustamente, dopo anni ed anni vogliono essere pagati, ed il loro impegno ed insegnamento “costa caro, molto caro”, nulla da dire. Chi è secondo voi quel becero idiota, che investendo una somma simile, spendendo non solo lui, ma tutta la famiglia una somma che ti permette di dare una parte di anticipo per il mutuo di una casa, rifiuta di andare a lavorare come pasticcere? Ve lo dico io che ho cognizione di causa, nessuno. La tecnologia fortunatamente viene in soccorso in quelle realtà dove c’è una produzione considerevole, e solo l’artigiano piccolino, che lavora da solo porta avanti un certo discorso di sveglia in orari proibitivi e fatiche inenarrabili, che vogliono il nostro ragazzo italiano privo di spirito di sacrificio, così i giornalisti di una certa stampa al servizio del sultano d’Italia, sono contenti, hanno informato il resto dell’Italia che ancora crede alla supercazzola, che i coglioni futuri pasticceri, in realtà si nascondono a chi li va a cercare.
Il diritto in questo paese è una parola purtroppo “astratta”, ed il diritto al lavoro in questo schifo di paese che siamo diventati, è un diritto che viene calpestato, vilipeso sistematicamente. Voglio sbugiardare quei giornalisti, che dovrebbero prima informarsi sul mercato del lavoro dei pasticceri e panificatori “in tutta ITALIA” e poi trarre le loro conclusioni. Forse su al nord i pasticceri si collocano in ambienti contrattualmente “sani”, ma non sanno che Roma e sud sono mondi a parte, dove esistono le “Corporazioni ed il lavoro nero, nerissimo“. Un giornalismo che ha fatto della supercazzola una virtù da sbandierare come propaganda per il grande Visir, che vuole far vedere che c’è una Italia che lavora e l’altra che si gratta. Non dicono però che il pasticcere oggi è un privilegio che pochi possono permettersi di fare, i pochi fortunati che lavorano in regola, si tengono strettissime ricette, consigli e quanto altro. Il resto dei laboratori che vendono dolci spazzatura low cost, prendono gli extracomunitari in nero, che pagano 4 euro l’ora, ai quali non danno alcuna garanzia sulla sicurezza. Li mettono a farcire tartellette industriali, mentre allegramente vanno in giro su pavimenti scivolosi indossando luride infradito. Al padrone poco importa se il tizio sventurato venuto chissà da quale paese, ha la passione o meno. Quello ha bisogno di lavorare. Al padrone importa il “profitto” e tenere sotto scacco lo sventurato, assumere uno italiano è costoso, rischioso, e poi l’italiano rompe i coglioni, perché vuole le scarpe antiscivolo, vuole i guanti per non scottarsi e tutte quelle dotazioni di sicurezza previste nel contratto. Una volta non c’era bisogno di fare scuole costose per diventare pasticcere, imparavi il mestiere in bottega, e c’era quello che io chiamo bonariamente “sor Mario” ad insegnarti, bastava avere buona volontà, passione e buona manualità, ed ecco che ti si aprivano tutte le porte,  gavetta per anni, ma poi i riconoscimenti arrivavano. Oggi anche se investi migliaia di euro, non è detto che trovi lavoro nei laboratori o in altri spazi commerciali adibiti alla ristorazione, a fare quello per cui hai studiato. Esistono tutta una serie di limitazioni in Italia, in special modo a Roma: essere donna ed avere più di 25 anni è penalizzante. I laboratori non vogliono i tirocinanti e se li prendono senza rimborsi. Laddove c’è il rimborso trovi qualcosa che ha poco a che fare con una vera palestra preparatoria al mestiere. Ti scambiano per lo sguattero di turno e anziché fare il pasticcere ad insegnarti qualcosa come fare un bignè o farcire un cornetto, ti mettono a lavare pavimenti grassi e luridi, così loro per 6 mesi evitano contributi all’INPS, sfruttano il lavorante e se ti fai male e cadi, l’INAIL paga, loro hanno la coscienza a posto, le istituzioni pur sapendo a cosa servono realmente i tirocini, si voltano dall’altra parte e fanno finta di nulla. Ti dicono che il convento passa questo in momenti di crisi. Tutto è legale sotto il punto di vista delle istituzioni che avrebbero dovuto aiutarti, sta di fatto che hanno alimentato anche loro consapevolmente lo sfruttamento di mano d’opera a zero costo, ed il malcontento aumenta. Così il sistema dell’assistenzialismo ha funzionato, l’importante che l’istituzione è rientrata nella statistica annuale. Tu sei un utente, capite? Un utente, non una persona. Devastante essere definiti utenti. E’ utile dire che un grande chef della scena romana, sul giornale Messaggero si è lamentato con il welfare dell’ormai scarsa assenza dei suoi preziosi tirocinanti, nel suo costoso ristorante da 400 euro a pasto. Che si paghi gli chef professionisti e che si vergogni! Visto che le sue lezioni private sono costosissime. Vogliamo parlare delle eventuali offerte di lavoro che questo splendido e fiorente mercato del lavoro mette in atto? Io ad esempio non sono una pasticcera professionista, ho sempre sottolineato che ho la passione e buona manualità, pur avendo fatto un corso professionale anni or sono, ma non sono una pasticcera con anni di professione alle spalle, l’ho scritto sia sul blog che sul mio profilo linkedin ed anche sul mio curriculum, voi pensate che gli idioti che mi chiamano per i colloqui capiscano che lingua io parli? Qualcuno ha pensato bene di contattarmi,  non è stato l’unico. Sono piuttosto bravina, ma ribadisco, non ho l’esperienza di uno che sono 30 anni che fa questo mestiere, uno che sa muoversi in certi ambiti, come io del resto che per 25 anni ho fatto un determinato mestiere e poi ho cambiato totalmente professione, ma ho sempre avuto l’umiltà di riferire ciò che in realtà ero e sono. Disavventure che mi hanno amareggiata e mi hanno fatto toccare con mano, la drammaticità dell’assenza di lavoro anche in realtà che credevo più semplici, rispetto ai lavori intellettuali ai quali ero abituata.
La gente ti chiama a lavorare, dicendoti che è una collaborazione. Vai, fai la tua prova, procede tutto bene e per correttezza non prendi ciò che ti spetta, in attesa di una loro offerta concreta, che non arriverà mai e ti chiedi, cosa ti hanno chiamato a fare. Il più delle volte sono comportamenti criptici, vaghi, al limite dell’assurdo, che fanno anche dubitare sulle proprie capacità. Poi mi sono ripresa ed ho capito che le conoscenze e le competenze le ho, più di tanti bluff che lavorano o fanno programmi televisivi, colorando due cupcakes in croce come se fosse una operazione complessa e difficile, manco fosse una operazione a cuore aperto. Dicevo quindi, colloqui allucinanti, con lesbiche che si dichiarano tale, senza che io lo abbia chiesto. Nevrotiche e saccenti, che hanno dimenticato di avere una natura femminile e si immedesimano talmente tanto bene nell’essere viscido maschile, da risultare maldisposte, acide ed ignoranti. Per non parlare dell’estrema incazzatura che ho provato, quando la tizia mi buttava il fumo in faccia.
I nostri simpatici ed informati giornalisti, aspettano i roghi in stile Thyssen per parlare di incidenti sul lavoro e della scarsa attenzione in fatto di sicurezza nei laboratori e in tante attività commerciali, dove sono stata fortunatamente e brevemente a lavorare o a fare i colloqui. Voi ci andreste a lavorare per 4 euro l’ora, presi a calci in culo dalla mattina alla sera? Io no! La dignità per me è una fattore essenziale, vedo troppi extracomunitari essere trattati alla stregua di schiavi nei posti di lavoro. Quindi fate attenzione a dire: eh ma quello del Bangladesh mi toglie il lavoro. Parlateci, ascoltatelo e fatevi raccontare e poi vedrete come cambiate il punto di vista. Nei loro paesi purtroppo il diritto è inesistente e qua trovano chi continua a sfruttarli cinicamente, con il loro benestare. Quale può essere la soluzione? Anche se questo significa fare gli sguatteri in cucina a 4 euro e condividere con altri 6 connazionali un appartamento con due stanze Ecco perché a noi italiani non va di lavorare, diranno poi i giornalisti del gran Visir, pagati profumatamente per diffondere la buona novella e ridurci tutti a schiavi a causa della crisi.
Pur amando questo mestiere, pur avendoci investito migliaia di euro per la formazione, libri e quanto altro, traggo le mie conclusioni. Qua in Italia ti tolgono la voglia di fare tutto, di reinventarti, di fare i pasticcini che vuoi perché vince sempre la corporazione mafiosa, che fa lavorare chi dice lei. La mafia risiede prima nel cervello. Siamo noi che alimentiamo tutto ciò ricordatevelo, solo noi siamo responsabili di questo stato di cose.
Ne ho piene le palle di questo sistema. Qualunque lavoro tu voglia fare in Italia, te lo impediscono, che siano i ristoratori, gli amministratori delegati o il gran visir.
Ed ecco che la passione che aveva uno dei tanti pasticceri che bonariamente chiamo “SOR MARIO”, che nei bignè ci metteva la crema fatta a caldo, con le uova ed il latte, non esiste più, dissolta nel tempo, vetusta, soppiantata dal profitto e dal lavoro nero. Come annuiva sornione e contento il sor Mario, mentre estasiato ti godevi il bignè pomeridiano che esplodeva di crema calda. Oggi un bel sacco da 10 kg. di crema a freddo, che definirla “schifosa” è un complimento. Sor Mario lui de core, e di mestiere, rimpiazzato da “banditi della ristorazione”, dilettanti della pasticceria che definirli criminali è un vero complimento. Noi italiani che andavamo in giro nel mondo, fieri di esserlo, per i nostri talenti ed il nostro passato e soprattutto la nostra cucina. Stavolta niente buona pausagolosa, ma solo una PAUSA! PER RIFLETTERE TUTTI, sullo stato di cose e su che schifo di paese siamo diventati.


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