Se questo è un beato, beato lui
Creato il 01 maggio 2011 da Peterpasquer
Il 13 maggio è una data dalla duplice ricorrenza. Nel 1917, a Fatima, la Madonna apparve a tre pastorelli e nel 1981 Ali Ağca sparò all'allora pontefice Karol Wojtyla, in arte Giovanni Paolo II. I due eventi entrarono ancor più in correlazione quando il Papa dichiarò che fu proprio la mano della Vergine Maria a deviare il proiettile, impedendo così il suo omicidio. Perché allora, mi chiedo, la Chiesa non ha scelto questa storica data per la sua beatificazione? Forse perché, cadendo di venerdì, si è voluto scongiurare un altro attentato magari per mano di Jason Voorhees? Beh, si sarebbe potuto optare per la domenica seguente. Nessuno avrebbe avuto qualcosa da ridire. Perché far coincidere tale celebrazione giusto col 1° Maggio, Festa dei Lavoratori? Non gli era bastata già la Pasquetta vs 25 di Aprile? Evidentemente l'ufficio marketing di Apostolica Romana Chiesa conta più del buon senso. Da anni ormai assistiamo a un continuo tentativo di demolizione di quelli che dovrebbero essere valori comuni, eventi condivisi. Nessuno più si stupisce se si afferma che sia il 25 di Aprile quanto il 1° Maggio siano ormai diventate date rappresentative solo di una parte (sempre meno cospicua) del paese. Negli ultimi anni non c'è stato un governo, di centro-destra o di centro-sinistra, che – a mio avviso – abbia lavorato seriamente perché si rafforzasse la rilevanza storica e culturale di queste due giornate. In pochi hanno agito con concretezza affinché il rosso del calendario significasse davvero commemorazione, memoria, orgoglio, anziché 'ponte', 'vacanza', 'gita fuori porta'. Col 1° Maggio si ricordano i lavoratori di ieri e di oggi impegnati sul fronte comune della difesa dei propri diritti. C'è un filo per niente sottile che lega i fatti di piazza Haymarket scoppiati a Chicago nel 1886 (le famose otto ore di lavoro) con quelli accaduti di recente in Italia a Mirafiori, Pomigliano, Termini Imerese. Come si fa a non vederlo? La decisione di beatificare Karol Wojtyla proprio in un giorno così importante porta con sé un messaggio chiarissimo: al Vaticano, dei lavoratori e dei loro diritti, non frega un fico secco! L'operazione, nel solco del berlusconismo più sfacciato, è stata studiata sin nei minimi dettagli perché fagocitasse il più possibile a livello massmediatico. Le agende dei Tg nazionali, i palinsesti di ciascuna rete ne sono la prova già da qualche giorno. La Festa dei Lavoratori passerà in sordina, coperta dalle grida esaltate dei fedeli in piazza, il merchandising 'made in Vatican' andrà per la maggiore e tutti saranno felici e contenti. Del resto audience, incassi al botteghino, cultori accaniti del trash (vedi alla voce 'papa boys') ormai non sono prerogativa solo dei cinepanettoni. Certo, in mezzo a questo ci sarà anche chi dovrà occuparsi di logistica e sicurezza in una giornata che presenta, oltre al concerto in piazza San Giovanni, anche il corteo dei sindacati ma, in fondo, che importa? Ciò che conta è celebrare l'idolo Wojtyla, il Papa-rock, il grande comunicatore, esaltarne gli aspetti più conosciuti, magari tirando fuori qualche aneddoto dell'ultima ora, e giocare di ostruzionismo e censura con chi avanza nei confronti del suo pontificato un approfondimento critico.
Diciamola tutta. In termini politici Ratzinger è Wojtyla senza la simpatia di quest'ultimo. Chi polemizza col primo dovrebbe polemizzare pure col secondo, senza fare due pesi due misure. La loro concezione di mondo, di umanità, poggia su basi vecchie, superate, fondate su un fideismo pronto, all'occorrenza, a negare o a non tener conto dei traguardi raggiunti dalla modernità fondata sul razionalismo, sul progresso scientifico. La loro è una Chiesa volta al passato, scollata dall'oggi, egocentrica, anti-democratica e oscurantista. Basti ricordare la posizione di Wojtyla sui diritti delle donne (aborto, pillola, possibilità di essere equiparate ai preti), degli omosessuali (“sono contro-natura”, ebbe a dire), sull'uso del profilattico laddove sarebbe stato necessario come deterrente alla diffusione dell'Aids (migliaia di donne seguirono per fede il suo 'consiglio' finendo contagiate...), il suo personale sostegno a governi di destra, i suoi rapporti col sanguinario dittatore Augusto Pinochet (abbracci pubblici, lettere d'auguri, missive per contrastare la sua estradizione...), la netta opposizione rispetto a quei preti che, vicini alla 'Teologia della Liberazione', lottavano quotidianamente contro le dittature (Leonardo Boff, uno di questi, fu addirittura processato dal Vaticano). E che dire dei rapporti di Wojtyla con l'Opus Dei? Che dire della santificazione del suo fondatore, il franchista Josemaría Escrivá de Balaguer, certamente non proprio uno stinco di santo? Che dire della sua posizione rispetto all'ateismo, bollato come 'un male'? Un papa, infine, capace di chiedere perdono sì, ma a Dio non alle vittime della Chiesa cattolica. Come si può non tenerne conto? Se questo è un beato, beato lui.
Oggi per me è il 1° Maggio, Festa dei Lavoratori. Tutto il resto è 'spettacolo', 'clamore' che non mi appartiene. Oggi per me è il 1° Maggio, ricorrenza della strage a Portella della Ginestra, giornata di riflessione, di indignazione. Giornata di orgoglio in cui si ricorda la lotta contro lo sfruttamento del lavoro e la disoccupazione.
Oggi è il 1° Maggio che, se ci permettete, è anche il mio compleanno.
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