Non nutro grandi speranze nell’idea che il Partito Democratico – incapace di vincere le elezioni (figuriamoci guidare l’Italia) – possa fare un governo “a tempo” con il PDL e avviare una stagione di riforme che mirino da una parte a ridare slancio all’economia italiana e dall’altra a neutralizzare il consenso improprio raggiunto dal Movimento 5 Stelle. Bersani sembra essere talmente orgoglioso e antiberlusconiano da rifiutare a priori una simile ipotesi, nonostante nel suo partito le opinioni – seppure sottotraccia – siano di senso contrario. Ma del resto, il segretario è lo stesso Pierluigi che ha perso le elezioni, parlando di giaguari da smacchiare. Come sarà mai possibile, aspettarsi da lui una lungimiranza politica che vada oltre le metafore da bocciofila?
Intanto Grillo sembra il gatto che gioca con il topo, il frustatore del topo, che sarebbe Bersani. Spara bordate contro di lui e il PD; bordata da fare rabbrividire, fosse solo che queste dichiarazioni continuano a essere connotate dai toni feroci di una campagna elettorale mai terminata e che mirano ad alzare la tensione, forse in vista di possibili elezioni a breve, o peggio con lo scopo di alzare la posta per ottenere i voti dei grillini. Non è affatto escluso infatti che Grillo stia tenendo un simile comportamento solo per garantirsi qualche ministro nel futuro governicchio Bersani. Non sarebbe la prima volta che i “niet” insistenti poi sfocino in un accordo a sorpresa, dove tutti si ritrovano amici e soddisfatti delle proprie condizioni. Questa del resto è l’Italia.
Suggerito da Il Jester

Se mai si avverasse questa ultima ipotesi, possiamo piazzare una croce sul nostro paese, perché il Partito Democratico, non solo avrebbe perso le elezioni, ma avrebbe perso pure la delicata partita politica, decretando la definitiva consegna del paese a Grillo e al suo movimento.
L’unica possibilità resta dunque l’accordo con il PDL. E per quanto io detesti gli inciuci e gli accordi trasversali, sembrano essere purtroppo l’unica strada obbligata per arginare la virulenza grillina, a patto che questi due partiti – che si dicono moderati (seppure l’uno a sinistra e l’altro a destra) – dimostrino agli italiani la reale volontà di fare le riforme che servono al paese, e precisamente: legge elettorale, architettura istituzionale, abbassamento della pressione fiscale e rilancio dell’economia italiana. Poi al voto.





