Se un moltiplicatore affonda la Grecia. Quatti quatti, in fuga dal M5S.
Creato il 06 giugno 2013 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
E oggi è il giorno dello sputtanamento. Come definire altrimenti l'articolo del Wall Street Journal che ufficializza, come si mormorava da qualche giorno, l'errore formale del FMI sulla Grecia? L'irrigidimento delle politiche di sostegno all'economia greca, con il quale la “troika” ha condotto le trattative con i governi che si sono succeduti ad Atene in questi ultimi due anni e mezzo, non è stato dettato da considerazioni oggettive e da analisi approfondite delle teste d'uovo sulla reale situazione greca, ma da un errore di calcolo, come e peggio di un computer colpito da un virus distruttivo. La sottovalutazione degli effetti catastrofici delle misure di austerità, è frutto di -1 applicato al momento del calcolo. In poche parole, siccome anche la vita dei cittadini, il contesto sociale e politico, la tenuta di una nazione passano attraverso complicati meccanismi di calcolo matematico, i cervelloni del FMI, con in testa Olivier Blanchard, si sono accorti di aver usato un moltiplicatore sugli effetti delle politiche recessive sulla crescita, di 0,5 per cento quando avrebbe dovuto essere del 1,5 per cento. Gli impiegati rimasti per mesi senza stipendio, i pensionati senza pensione, i forni senza pane, i supermercati senza merci, i distributori di benzina senza benzina e quelli di preservativi senza preservativi, devono il loro stato di povertà assoluta a un errore di calcolo. Chissà ora cosa dirà Angela Merkel che, quello stesso criterio, e quello stesso numeretto, ha adottato nei confronti dell'intera Europa. L'austerità crea recessione, non risana un amato cazzo, impoverisce, provoca crisi e licenziamenti, contrazione dei consumi (meno che degli smartphone, delle diete Dukan e degli interventi di chirurgia estetica), non fa crescere se non la disperazione, dissolve sogni e annulla speranze. Settembre però è vicino e i tedeschi sceglieranno per il meglio, ne siamo convinti. Tutto molto secretato, ma poi neppure tanto, nelle cose intime dei 5S. Sembra quasi che la spinta mediatica del Movimento, forte nel momento in cui si vota, si attenui quando c'è solo da governare il presente, la quotidianità. Ancora alle prese con gli scontrini e le diarie (inutile negarlo, fatica improba), i pentastelluti, una via di mezzo fra pentastellati e pentacazzuti, stanno conoscendo in queste ore il significato del termine “dissidente”. Rese felici le teste calde con il permesso di andare in tv, Beppe Grillo si trova ora alle prese con un dissenso più strutturato, meno formale e più di contenuto: l'autonomia. Si sa, i grillini, da soli, non posso decidere una mazza, ma il fatto è che in molti si sono resi conto che l'assemblea, l'agorà in cui i 5S prendono le decisioni importanti, è, come dire, condizionata fortemente, non è realmente autonoma e le decisioni sono guidate da una mano nascosta che alla fine ottiene sempre la maggioranza. Per cui uno può parlare per ore, giorni, settimane ma alla fine, la decisione è sempre quella che il Capo ha già preso e reso nota sul blog. Sarà anche vero che non tutti i parlamentari dei 5S sono d'accordo sui soldi da restituire, ma in fondo il problema non è questo o non solo questo. C'è la sensazione che se cedono sui rimborsi, diventeranno solo dei manovrati, dei portatori d'acqua e di voti acritici stabiliti altrove. E se sul blog votano per la posizione da assumere sullo “ius soli”, non è detto che 4mila voti rappresentino la maggioranza degli italiani né che il web sia l'espressione massima di democrazia. Qualche tempo fa abbiamo chiesto a Grillo la possibilità di votare sul suo blog senza dare coordinate politiche, solo nome, cognome e codice fiscale (se richiesto). La procedura per accedere al voto è talmente complicata che alla fine passa pure la voglia. Insomma, sembra che il blog di Grillo sappia già chi far votare e chi no. E se lo stesso meccanismo funziona anche all'interno delle assemblee, ci riesce facile capire la posizione dei due tarantini 5S, Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, che stanno decidendo in queste ore se lasciare il gruppo grillino alla Camera per entrare in quello Misto. Pippo Civati racconta di una serie interminabile di telefonate dei 5S che gli propongono di incontrarsi negli angoli più bui e nascosti di Roma. Ma alla fine, dice Civati, “arrivano i giornalisti, non capisco”. Quello che si muove, e alla luce del sole, è l'incontro trasversale (Pd, Sel, 5S) promosso per la prossima settimana dalla rivista Left. Forse dopo se ne saprà di più. Magari se poter fare a meno di Silvio per il governo di questo paese.
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