Perchè questo libro - sì alla fine è davvero diventato un libro - ci sono tante cose che avremmo dovuto imparare a scuola, c'è tanta anedottica, c'è una grande quantità di riferimenti alla cultura popolare, da King Kong a Matrix passando per Star Trek, ma soprattutto c'è una narrazione che riesce a ricondurre le storie dei grandi astronomi alla vita reale, una narrazione che li rende vivi e umani, un pò geni e un pò sfigati, come tutti.
Come d'abitudine ho iniziato il libro leggendo dalla fine, così ho incontrato subito uno dei motivi che mi condurrà a leggerlo anche a scuola con gli alunni. Perchè è vero, tra le cose di cui abbiamo privato l'insegnamento della scienza in questi anni è l'anedottica, la narrazione, riducendola invece al solo resoconto sterile e preconfezionato delle spiegazioni. La vivacità della didattica si esprime anche con l'arte del saper raccontare, sia che lo si affidi alle parole dello scrittore, sia che si sia capaci di farlo da sè.
Rendere interessante, una materia significa circondarla dell'aura del reale, ricondurla alle cose che accadono tutti i giorni (alle cose possibili di tutti i giorni) piuttosto che ad un evento asincrono rispetto alla realtà. Lo studio della fisica, la ricerca, le scoperte sono fatti sincroni si svolgono mentre noi facciamo altro, ad esempio mentre siamo a scuola. O tanto tempo fa mentre la gente faceva altro, costruiva case piuttosto che chiese, un astronomo si industriava di capire il cielo.
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