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Sedotti e abbandonati , come alla Huffington Post

Da Brunougolini
Sono alcuni scarni dati che vengono da Milano. Li leggo sull’Avvenire del 22 febbraio sotto il titolo “Il posto fisso non c'è più”. Trattasi dell’indagine promossa dall’osservatorio del mercato del lavoro della Provincia milanese. Nel 2009-2010 l’ottanta per cento dei contratti di lavoro stipulati sono atipici. E viene da sorridere pensando alla recente trasmissione della Sette dedicata al “contratto”, inteso come contratto stabile, offerto (nella prima puntata) a tre giovani in gara. La realtà concreta appare diversa. Così è possibile scoprire, sempre dall’indagine milanese, che il 23 per cento dei giovani con meno di 25 anni, non trova alcun impiego. Sono disoccupati. Mentre il 30 per cento sotto i 24 anni è assunto come collaboratore e il 60 per cento con contratti a tempo determinato.
Uno spaccato che dovrebbe far riflettere visto che riguarda la capitale del lavoro italiano contemporaneo. E dove ormai dilaga la flessibilità senza tutele e senza diritti. Non c’è bisogno di Marchionne per seppellire un normale contratto di lavoro.
C’è in questo fiume sempre più grande di giovani precari una presenza massiccia di chi cerca un’occupazione creativa, appagante. E’ il caso dei “blogger”, quelli che cercano uno spazio di notorietà sui Blog, con la speranza di fare un ingresso nel mondo dell’editoria di carta o online.
 Le loro vicende sono state oggetto di uno scambio di opinioni sulle pagine de “La Stampa”. Qui Marco Patruno, un free lance molto attivo, ha visto pubblicare una sua Email (seguita dalla risposta del direttore Calabresi). Marco denuncia il caso dei tremila blogger collaboratori non pagati, dal famoso sito Huffington Post. Oltre 500 chiedono di essere legittimamente pagati mentre una novantina sarebbero stati assunti. Siamo, scrive Marco, di fronte alla “Dittatura dell’illusione della partecipazione”. Essa fonda la sua forza “sul lavoro gratuito di centinaia di giovani, le cui passioni vengono sapientemente manipolate a nome di un riconoscimento altamente idealistico”. Una finta partecipazione: “I nostri lettori non sapranno mai come siamo fatti e tanto meno si ricorderanno i nostri nomi, alcuni di noi moriranno e nessuno si accorgerà di questa nostra assenza”.
 Mario Calabresi gli risponde esprimendo la propria perplessità sull’idea che i giornali e i giornalisti possano “essere sostituiti da un infinito numero di blogger”. Per fare un’informazione credibile e di qualità occorre dedicarcisi a tempo pieno ed essere retribuiti. I contributi dei blogger possono essere fondamentali come testimonianza, “ma il giornalismo è un mestiere che prevede studio e applicazione continua”. Rimane il fatto che molti giovani blogger spesso bravi vengono attirati dalle sirene dell’on line. Come è successo all’Huffington Post. Sedotti e abbandonati.

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