Ho perso di vista Claudio dopo il suo periodo d’insegnamento a Parigi anni fa. Credo coincida, grosso modo, con il tempo in cui ha scelto di avere accanto a sé una nuova compagna di vita. Iole.
Magris, o meglio il professor Magris, ha bisogno, preso com’è in continuazione dalle sue letture, riflessioni e, soprattutto, dalla sua scrittura, di essere affiancato costantemente da una persona che lo aiuti in tutto ciò che sa di pratico. E qui mi riferisco anche a Maddalena, una sua ex-alunna, persona deliziosa, oggi docente anch’essa, che lo ha sempre supportato, e probabilmente ancora lo fa, a disbrigarsi persino nella prenotazione di quello che può essere un biglietto aereo, l’orario preciso di un treno o dall’evasione della grossa mole di corrispondenza , cui Magris non può ormai, gioco forza, sottrarsi.
Scrivo di lui, di Magris, per la consueta proposta di lettura di fine settimana. E lo faccio in quanto invito a leggere un piccolo grande libro, proprio come lo definisce Giovanna Ioli nella sua recensione su l’ultimo numero de “Il nostro tempo” di Torino, dal titolo “Segreti e no”, edito da Bompiani.
Si tratta di una cinquantina di pagine e non di più, che ci consentono di meditare sui nostri tempi, quelli che stiamo attraversando e/o abbiamo di recente attraversato, e sul “nostro” di tempo. Il tempo “personale”. Un argomentare quello dello scrittore triestino, che attraversa i segreti della vita pubblica di eventi e personaggi , che ben conosciamo, fino alla “dissimulazione onesta” nella nostra di vita , di persona privata. E cioè a quel diritto all’opacità, che non è il falsificare la verità semmai rispettarne il pudore. E che i media odierni, e in particolare internet e i social-network, mettono continuamente a repentaglio.
Claudio Magris ha sempre amato e ama, tempo permettendo,di mantenere con gli amici lontani,e sono davvero tanti (dati i numerosissimi viaggi), contatti epistolari e la “disabilità digitale”, che ne caratterizza la scrittura, come fa notare la Ioli , e quindi una grafia decifrabile a pochi (e io confermo), non è altro che il segnale che solo e soltanto nei suoi libri c’è quella libertà di scrivere ciò che altri dimenticano o ignorano. E i “suoi” libri ,dunque, sono l’unico blog che egli, lo scrittore saggista Magris, consente a se stesso.
a cura di Marianna Micheluzzi