Tanti stanno equiparando la strage compiuta da Giardiello nel tribunale di Milano ai suicidi avvenuti negli ultimi anni. Nulla di più errato: come ho scritto ieri, negli ultimi anni si sono tolte la vita 439 persone (sempre che il numero non sia già aumentato nel frattempo) per via dei fallimenti di varie imprese, sia per l’esosità del fisco che per la stretta creditizia adottata dalle banche. Giardiello invece era indagato dal 2008 per bancarotta fraudolenta. C’è una bella differenza tra fallimento e bancarotta fraudolenta, anche se quest’ultima è una diretta conseguenza del fallimento (ossia l’incapacità di far fronte agli obblighi nei confronti dei propri creditori), ma comporta in aggiunta l’aggravante di aver nascosto o sottratto in parte i propri beni con lo scopo di nuocere ai creditori o di aver cercato di favorirne alcuni a scapito di altri, simulando delle prelazioni nei loro confronti. Il fallimento inoltre era stato dichiarato ancora nel 2008, quindi niente a che fare con le manovre impositive dell’attuale governo o di quelli che lo hanno preceduto.
Sempre ieri mi chiedevo come avesse fatto l’assassino a passare indisturbato, portando con sé una pistola: successivamente ho letto che aveva falsificato un tesserino, un semplice documento CARTACEO. A parte la mancanza di controllo da parte degli addetti (dipendenti di una società privata, la Allsystem), e ferma restando la necessità di eseguire comunque un controllo con il metal detector anche nei confronti di avvocati e magistrati, non sarebbe più facile dotare questiultimi di un tesserino magnetico con microchip per verificarne subito l’identità? Poco hanno da pontificare Renzi ed Alfano sulla sicurezza che ha mostrato varie falle, e poco ha anche da parlare anche il giudice Gherardo Colombo che ha classificato la strage come un attacco alla magistratura: il consocio e l’avvocato, uccisi pure loro, ne facevano forse parte?
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