Un caso su tutti? La costruzione di grandi opere di infrastruttura, ad esempio la cosiddetta Gronda genovese: per i proponenti significa liberare il centro cittadino dal traffico, ridurre i tempi di percorrenza dei collegamenti levante-ponente riducendo conseguentemente l'inquinamento dovuto alle auto ferme ai semafori; per altri, significa speculazioni edilizie, espropri, distruzione di nuovi ettari di natura, ecc.
Chi ha ragione? Boh, impossibile dare un giudizio generale pro o contro gli ambientalisti, ma mi permetto di dire che effettivamente spesso gli ambientalisti passano per idealisti poco informati che lottano per mantenere lo status quo. E le ultime apparizioni televisive prima dei referendum non hanno fatto che rafforzare questo stereotipo. E' sicuramente una questione di forma, ma forse anche di sostanza: chi si presenta ai dibattiti a parlare di tutela dell'ambiente viene quasi sempre messo al palo dai dati di ingegneri o tecnici che invece in quel momento perorano la causa del progresso: le reazioni sono il cambiare discorso o il chiamare in causa la bellezza di un bosco incontaminato, con scarsi ritorni pratici.
Perche' vi parlo di tutto cio', oggi? Perche'mi interessava accostare due post del Fatto che parlano proprio di questi temi.
Il primo e' di Diego Marani e s'intitola "Animally correct": in sintesi l'autore punta a dimostrare quanto sia pericolosa la deriva degli ambientalisti e vegetariani o vegani che si schierano a difesa degli animali, rischiando di creare un paradiso animale dove l'uomo adamitico puo' solo sottomettersi all'ordine della natura.
Mio nonno, che gli animali li allevava per mangiarli, mi ha insegnato ad ucciderli. Nei suoi gesti duri c’era rispetto per l’animale, costretto a morire e c’era pietà per l’uomo, costretto a non sapere. Quando si sviscera un coniglio, molto più che quando si agita uno striscione, si percepisce il mistero della vita. Nel bestiario da cartone animato degli animalisti presto le zanzare tigre potranno rivolgersi a un tribunale penale internazionale per crimini contro l’insetticità e ci sarà chi adotta una colonia di Escherichia coli. A distanza però.Si puo' tranquillamente replicare al signor Marani che il suo post manca totalmente di realismo: quanto siamo distanti, infatti, oggi, dal paradiso animale? Quanto sono tutelati gli animali durante il processo alimentare che li porta sulla nostra tavola? E' davvero cosi romantico e rispettoso ammassare aragoste dentro le vasche dei ristoranti in attesa di bollirle vive? O inchiodare le zampe delle oche a terra per farle ingrassare al massimo? O costringere a pochi metri quadrati l'esistenza di una gallina per farle semplicemente produrre uova? O continuare la pesca del tonno rosso nonostante i continui allarmi estinzione?
E' davvero cosi incomprensibile la ragione per cui qualcuno non ci sta, si ribella scegliendo di non consumare carne o prodotti alimentari ottenuti con questi metodi nazisti?
Ancora piu' grave poi chi addirittura infrange la legge a tutela dell'ambiente semplicemente per compiacere il palato o il portafoglio. E parlo ad esempio di chi continua a pescare, vendere o comprare i datteri di mare, nonostante dal 1988 ci sia una legge che ne vieta il consumo: questi molluschi crescono all'interno della roccia e per pescarli bisogna armarsi di scalpello e martello provocando cosi la distruzione del litorale e la conseguente desertificazione della costa. Tra l'altro nell'articolo linkato si parla della presenza di pesca di frodo anche nel parco delle Cinque Terre.
A fronte di tutto cio', mi sento tranquillo quando qualcuno si professa ambientalista, pur riconoscendo i limiti che ho scritto sopra.
Il secondo post e' di Fabio Balocco, e s'intitola "La difficile coerenza dell'ambientalista".
L’ambientalismo è simile al matrimonio. Nell’uno e nell’altro è necessario scendere a compromessiMi trovo d'accordo con l'autore, infatti quello della coerenza e' un difficilissimo esercizio su cui tutti coloro che compione delle scelte etiche o morali devono misurarsi.
Tre slip in cotone che costano tre euro quanto dureranno? E’ forse meglio comprare degli slip di marca perché durano di più? Ma sarà poi vero che durano di più? E poi ancora: è etico finanziare la pubblicità? E poi ancora ed ancora. Il cotone: la sua coltivazione è la seconda fonte di inquinamento agricolo al mondo. Slip di cotone bio? Vi sfido a trovarli sui banchi dei mercatini… Insomma, un bel casino.Queste domande se le fa chi persegue un ideale, ma anche chi quell'ideale lo combatte: lo sport preferito dai mangia-ambientalisti e' quello di fare le pulci ai loro nemici, cercando delle prove di incoerenza che sviliscano la loro decisione.
"Ah, non mangi la carne? E allora perche' mangi il pesce?", oppure "Ah, sei vegana? E allora perche' mangi il miele delle api?". Trovo queste obiezioni particolarmente assurde, perche' puntano mettere ognuno sullo stesso piano cancellando le differenze tra chi si impegna per una causa e chi invece quella causa non la condivide neppure.
Concludo invitando tutti noi ad essere consumatori attenti e responsabili e linkando una guida al consumo del pesce edita da SlowFood: buon appetito!