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SEL a Congresso, nella ‘terra di mezzo’ tra PSE e Sinistra Europea

Creato il 27 gennaio 2014 da Candidonews @Candidonews

SEL a Congresso, nella ‘terra di mezzo’ tra PSE e Sinistra Europea

Il 2° Congresso di SEL passa alla storia come quello della ‘terra di mezzo’, ovvero la collocazione in cui SEL passerà i prossimi mesi. A Sinistra del PD, a destra dei micropartiti comunisti-antagonisti. A sinistra del PSE, a destra della Sinistra Europea-GUE. Sel sara’ con Tsipras, ma non contro Schulz.

ASCA Un documento, che ha piu’ l’aria di una mozione, votato dal Congresso, impegna il gruppo dirigente ”ad aprire immediatamente un confronto, un’interlocuzione” con tutti quei soggetti che in Italia desiderano un’altra Europa, per verificare se vi ”sia la possibilita’ di un percorso comune” che porti Sel a confluire in quella lista unica, autonoma, della societa’ civile, a sostegno della candidatura del leader della sinistra greca, Alexis Tsipras, alla presidenza della Commissione Ue. Di conseguenza, Sel non appoggera’ la candidatura del socialista Martin Schulz, che sara’ invece sostenuta dal Partito Democratico. Vendola tuttavia allontana l’ipotesi della confluenza di Sel nel Gue, la Sinistra europea che raccoglie i partiti comunisti del Vecchio continente, scaccia anche quella di entrare nel Pse (al momento e’ d’obbligo perche’ potrebbe essere sinonimo di alleanza con il Pd) ma ammette di guardare verso Schulz.

No alla confluenza nel PD ma anche un no secco a liste con Prc-Pdci ed affini:

‘I partitini malati di nostalgia e ortodossia ideologica non sono nostri compagni di viaggio”

Se Fava e Migliore propendevano per un appoggio a Schulz per entrare poi nel PSE, la ‘base’ ha deciso diversamente. Di guardare al greco Tsipras ed alla lista di Sinistra in suo sostegno. Di seguito una intervista a Nicola Fratoianni, leader emergente di SEL e sostenitore proprio della ‘strada greca’:

“Noi a sinistra del Pd. Renzi, ti conviene”

Non teme che la strada greca vi allontani da un interlocutore necessario come il Pd?
No, è il contrario. Pensiamo che per ricostruire un centrosinistra capace di vincere serva una sinistra. Serve a tutti una sinistra autonoma ma unitaria nel linguaggio e non settaria. Serve al paese e serve persino a Matteo Renzi.
Noi avanziamo una proposta per questo partito e questa prospettiva e se conquisterà una forza credo diventerà interlocuzione necessaria anche per gli altri. E poi l’interlocuzione è fatta tra diversi che si parlano, si guardano con interesse e pensano di essere reciprocamente utili. Ma diversi altrimenti non è interlocuzione. L’unità si fa quando si costruisce conflitto e per conflitto intendo fecondità e confronto di idee. Altrimenti è palude.

Come vi differenziate da Renzi?
Quando Renzi parla di ‘Jobs act’ e si concentra sulle regole del mercato del lavoro, io dico che forse dobbiamo concentrarci sulla struttura del sistema produttivo, sul mercato del capitale, sull’intervento pubblico in economia. Se dice ‘unioni civili’, gli direi che è un po’ arretrato per l’Italia proporre quello che in paesi governati dalla destra è già matrimonio per tutti. Credo che una interlocuzione vera e onesta sia più utile a tutti, non ci si allontana quando si dice la verità. Anche perché io non sto dicendo a nessuno che non gli voglio parlare. Mi confronto, so che su alcune cose ci sono punti di avanzamento e che su altri ci sono delle differenze. Vorrei che questo livello del confronto fosse il terreno su cui si costruisce una relazione.

Tsipras dunque è il primo mattone per andare avanti da soli, autonomi dal Pd?
La candidatura di Tsipras è quella che in modo più potente può indicare l’idea di un’altra Europa. E ce n’è bisogno perché questa Europa qui è un disastro: è quella che ha massacrato la Grecia, ha devastato i popoli europei con politiche di austerità. Tutto questo non va bene, va cambiato. Tsipras dice che questo cambiamento è possibile a partire dall’esperienza greca, ma che ha bisogno di una piattaforma. Il punto non è il nome ma la piattaforma cui allude e io lo dico sapendo che non considero i socialisti europei uguali al Ppe, che non mi voglio rassegnare alle larghe intese e che voglio parlare con Schulz non come avversario ma come interlocutore. Ma allo stesso tempo so che per fare questo è utile e necessario che ci sia una sinistra anche in Europa, che dica che questa Europa qui non va bene.


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