Scegliere un candidato significa aprire una finestra sul futuro,
il tuo e il suo. Insieme. E che resta aperta per quattro, lunghi, anni.
E’ guardare attraverso quella finestra per vedere le stesse
cose ma con occhi diversi. Con sintonia e disponibilità reciproca. Comprendendo
che la diversità di visione è un arricchimento reciproco e non certo un ostacolo.
Scegliere un candidato, quindi, non deve essere un’azione
basata sul tornaconto reale o virtuale ma sulla verifica dei valori umani,
morali, culturali e anche professionali che contraddistinguono un candidato.
Anzi, che contraddistinguono una persona.
Perché, non dimentichiamolo, un candidato è anzitutto una
persona; certo, con tutti i limiti propri dell’essere umano ma che, guarda
caso! sono gli stessi limiti dell’elettore.
Un elemento in comune. Che spesso, proprio gli elettori,
dimenticano nella vana ricerca del “candidato ideale”.
E forse l’errore sta proprio lì, l’errore che tutti commettono
è proprio questo: cercare il “candidato ideale”; un po’ come le donne (l’altra sera
era per l’appunto una donna a pormi la domanda) che s’innamorano del “principe
azzurro” e poi si scoprono mogli di un “essere umano” di cui vedono tutti i
limiti ma non le immense potenzialità, proprie dell’essere umano…
Se c’innamorassimo meno di un ideale inesistente, potremmo
avere la mente sgombra e in grado di scegliere il candidato “giusto”.
Un candidato che nel caso richiesto, seppur giovane e con
tutto il diritto naturale di essere idealista, è invece una persona concreta e pragmatica,
che non si propone per conquistare il mondo, che non promette se non quello che
può mantenere, e che chiede solo di svolgere onestamente ogni giorno il proprio
incarico con la semplicità di un rapporto schietto con i cittadini. Volto a
migliorare la città in cui vive. Come se la città fosse un ampliamento della
sua stessa famiglia.
Un candidato “giusto” è uno che non dimentica mai di avere a
che fare con “persone” vere, in carne ed ossa, con problemi seri e pressanti,
che però vuole a tutti i costi, caparbiamente – e questo è un plus
d’inestimabile valore – cercare di affrontarli per aprire un varco e trovare la
strada che conduca alla soluzione.
Qualcuno di molto noto disse “Non chiedetevi cosa possa fare il Paese per voi ma cosa potete fare voi per il Paese”; adattandola alla nostra realtà, quello che possiamo fare per la nostra città è scegliere un candidato “giusto” che abbia basato tutto il suo “essere” e la sua esistenza sul rispetto dell’altro nel lavoro, nell’esperienza umana e relazionale. E nell’entusiasmo delle sue scelte e delle sue azioni. Ecco perché, gentile signora, io sceglierei Marco Colombo.


