… è un’occasione da non perdere, non c’è più tempo devi crescere, dimostrare anche a Lei, il vero coraggio che hai.
Cosi recita la sigla dell’anime Shaman King, cantata da Marco Masini. E quali parole potrebbero descrivere meglio il seminario a Genk di Kenji Shimizu Sensei e Waka Sensei Kenta Shimizu?
Perché un seminario tenuto da un gigante dell’aikido come Shimizu Sensei è proprio un qualcosa d’imperdibile per chi pratica aikido. È un’occasione per vedere, ascoltare e imparare da uno degli ultimi allievi viventi di O’Sensei. Non è solo questo: un seminario di tale portata è un’occasione per praticare con persone diverse, di lunga esperienza e mettersi alla prova con praticanti di alto livello. Ma quest’oggi non ti voglio annoiare esponendovi una tesi su come è bello lo “shiho-nage” dell’Aikido Tendoryu. Vorrei piuttosto cogliere l’occasione per esporre una riflessione su me stesso scaturita dopo il bellissimo seminario in Belgio.
Nelle parole di Masini esposte a inizio articolo c’è qualcosa che va al di là delle parole stesse, come c’è di più nel seminario che non è pratica fisica…o meglio…non solo. La pratica, il sudore, la fatica, lo sforzo fisico è solo la minima parte di un’esperienza più ampia che abbraccia l’interezza della mia persona nelle sue tre parti costituenti, corpo mente e spirito. Shimizu Sensei durante lo stage ha spiegato e sottolineato più volte, con mio estremo piacere, ciò che sto cercando con fatica, da quando ho iniziato a praticare aikido.
Ovvero il concetto di Masakatsu Agatsu Katsuhayabi. Significa letteralmente “la vera vittoria è la vittoria su se stessi“. Aikido è non resistenza. Non esiste competizione nell’aikido, non esiste lotta nell’aikido. Chi compete o lotta per il solo desiderio di vincere sull’avversario ha perso in partenza. La vera vittoria si ottiene imparando a dominare la propria anima, padroneggiando il proprio centro , aprendo il cuore e la mente all’universo. Non lottando con un avversario, non mettendosi in mostra, non resistendo inutilmente al compagno, ma nemmeno giocando all’aikidoka. Ma praticando con onestà, con estrema dedizione e anche sacrificio ascoltando e armonizzandosi col proprio partner qualunque esso sia. Ecco perché in più occasioni durante il seminario Shimizu Sensei ha fermato la pratica, quando si accorgeva che nella mente dei praticanti vi era solo il desiderio di tirare, spingere, eseguire la tecnica, ma mancava il requisito fondamentale. Ovvero la libertà di movimento, di pensiero, la volontà di ascolto del partner e di armonizzarsi con lui.
È questo che il Maestro inconsapevolmente mi ha spronato a fare. A lavorare su me stesso, per me stesso per essere libero e forte. Il mio tempo è limitato su questa terra perciò devo avere il coraggio di dimostrare alla mia anima che posso farcela, ad arrivare alla vera vittoria. Per farlo non posso fare altro che continuare ad allenarmi, col maestrone come con l’ultimo dei principianti, con coraggio, impegno, dedizione. Devo avere il coraggio di alzarmi anche quando le mie gambe non mi reggono, di proiettarmi da altezze che pensavo impossibili anche se cadendo prendo una botta immane da mozzare il fiato, di recarmi sul tatami anche se il materasso in cui ho dormito era più scomodo del pavimento, anche se la mia caviglia e il mio ginocchio urlavano vendetta e le braccia madide di sudore sanguinavano per l’effetto della frizione del keikogi\tatami. Già… la vera vittoria, la vera forza non è qualcosa che si può raggiungere stando seduti al bar a sorseggiare una birra trappista ghiacciata. Ma si raggiunge solo avendo il coraggio di lasciarla quella birra (o almeno lasciare la seconda) per andare ad ammazzarmi di fatica e avendo il coraggio di confrontarmi con le mie paure, i miei limiti, i miei obiettivi e le storture del mio carattere.
Sarà la forza che hanno i deboli vedrai, a risvegliarti a farti vincere, basta crederci cosi!
E io voglio crederci, la forza è dentro di me. La forza dell’umiltà, del coraggio, dell’impegno,della bruciante passione e dell’incessante rialzarsi dopo una caduta. La vera forza che mi porterà ad avere il pieno dominio di me stesso… anche con l’aiuto di una bella birra in compagnia.
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