I Chicago Bulls sono una squadra che basa il loro gioco sulla difesa, cosa che finora li sta premiando trascinandoli al secondo turno dei playoff (dove hanno vinto anche gara 1 contro i Miami Heat), superando una squadra come i Nets che dal punto di vista del talento almeno sulla carta appariva nettamente superiore ai tori. Fin qui nulla di nuovo se non il fatto che la franchigia dell’Illinois ha raggiunto quest’obbiettivo senza la loro stella Derrick Rose ancora fermo ai box da un anno, trascinati dal punto di vista offensivo dal piccoletto Nate Robinson probabilmente uno dei più discussi talenti degli ultimi anni.
Nate nelle ultime stagioni NBA ha dimostrato di possedere i numeri per poter stare nei pro, probabilmente più doti atletiche che caratteriali visto che ha vinto lo Slam Dunk Contest per tre volte ma non ha mai avuto quella costanza tale da rassicurare i propri coach. Sul suo talento nulla da dire, visto che stiamo parlando di un atleta con la A maiuscola capace di metterne 45 ai Portland Trail Blazers qualche anno fa ma sempre del tutto indisciplinato. La sua irriverenza unita a delle scelte di gioco non sempre ottemperate dalle franchige che lo hanno messo sotto contratto (vedi Knicks, Thunder, Celtics e Warriors) lo hanno reso negli ultimi anni più un fenomeno da baraccone che un atleta. In estate però dopo una stagione interessante con la maglia dei Warriors con il contratto in scadenza è arrivata la chiamata dei Bulls desiderosi di avere un giocatore che partisse dalla panchina e che avesse una certa capacità realizzativa, ovviamente Robinson rispondeva a questo identikit, accettando senza problemi anche un contratto annuale al minimo salariale e parzialmente garantito.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti con Kriptonate che nella regular season ha messo a segno più di 13 punti a gara col 45% dal campo ed il 40% dalla linea da tre punti risultando il miglior sesto uomo dei Bulls. I playoff si sa sono uno un campionato a parte, perché hanno un’intensità nettamente diversa rispetto alla stagione regolare, e Nate a dispetto delle tante critiche ricevute nella sua carriera ha dimostrato di essere un giocatore con tantissimo carattere, e soprattutto una furia agonistica tale da trascinare i propri compagni a risultati davvero insperati. Il segreto forse sta proprio nella libertà cestistica che il suo coach Thibodeau gli ha dato visto che il guru della difesa esige pressione nella metà campo difensiva dei tori lasciando libertà d’espressione al talento nativo di Washington che finora risulta essere il migliore dei suoi con oltre 17.4 punti a gara. Esempio lampante di questa trasformazione è senza ombra di dubbio quello che è accaduto in gara 4 della serie contro i Nets: dopo aver ricevuto un blocco cieco da Wallace, colpo che probabilmente avrebbe steso anche un toro, invece di uscire dal campo dopo qualche secondo di tentennamento ha letteralmente cambiato le sorti della gara e della serie. Infatti con i Bulls sotto di 14 ad una manciata di minuti dal termine ha letteralmente dominato la scena con una serie di canestri impossibili che hanno trascinato i suoi compagni all’overtime ed alla vittoria.
Risultato finale 34 punti di cui 23 nel quarto periodo in un finale di gara da vero e proprio posseduto per rendere l’idea. Ma quello che colpisce è che il giocatore (capace anche nel passato di strisce realizzative di un certo tipo) sta dimostrando una certa tranquillità nel gioco che prima non ha mai sfoderato, tipo scaricare la palla sui raddoppi o una serie di passaggi illuminanti nei momenti decisivi, insomma pare sia diventato quasi un giocatore fondamentale per questi Bulls.
Il suo sorriso maligno e la sua voglia di scherzare sono sempre quelli di una volta, il non saper dare spiegazioni sul perché sta giocando in questa maniera sono il sintomo di un giocatore che probabilmente in un modo o nell’altro ha capito di possedere finalmente un talento smisurato, che ha messo in mostra anche in gara 1 della semifinale di conference contro i campioni in carica gli Heat, il tassametro parla di 27 punti, insomma una vera e propria furia. Al momento la serie è sul due a uno per Miami che rimane senz’altro avvantaggiata, ma se Nate the Great continuerà ad essere il piccolo grande uomo state certi che gli Heat dovranno sudare le cosiddette sette camicie prima di eliminare il nostro Nate ed i suoi Bulls.