Magazine Diario personale
Sempre dal nuovo ebook "La Campagna Plaxxen", un estratto più lungo in regalo per voi (perché qui non si vende a scatola chiusa...)
Creato il 21 dicembre 2015 da Zioscriba[Per l'eventuale acquisto, cliccare sulla copertina del libro nella colonnina qui a destra.]
«Chi era quello?»«Un signore…»«Ma che voleva da te?»«Dice che conosce la mamma. E forse qualche giorno la mamma non può venire a prendermi e allora viene lui».(Cristo!)«E tu cosa gli hai detto?»«Gli ho detto che se non viene la mia mamma viene il mio papà».«Bravo».«Sì, e gli ho anche detto che il mio papà ha le mani magiche».«E lui?»«Mi ha detto che ci fai con le mani magiche».«E tu?»«Le scurege!»
«Ma che tipo era, ti sembrava bravo o cattivo?»«Era bravo, ma cattivo».«E come fa uno a essere sia bravo che cattivo?»«Non lo so. Lui era bravo, ma cattivo».Come spiegargli il viscidume e l’infida ipocrisia degli uomini di merda? Per lui, se uno dagli occhi cattivi ti approccia con untuosa e falsa gentilezza, non è un pericoloso serpente a sonagli: è uno “bravo ma cattivo”.«E papà? È più bravo o più cattivo?» gli chiedo mentre lo stringo al mio fianco nell’andarcene da lì.«Te sei solo bravo» mi dice tutto serio e compìto. Poi, mettendosi a ridere: «Però fai i figli mongoli!»
Vedendo che la cosa invece di farmi, come di solito, sorridere, rischia di farmi scoppiare a piangere, il suo cuoricino tenta di gettarsi in mio soccorso, e mi si stringe addosso ancora più forte mentre zampetta al mio fianco.«Cantiamo Pippoloni papà?»E così ce ne andiamo via cantando un’altra delle nostre storpiatelle hit. Stavolta tocca ai R.E.M.:Shàiny appy Pippoloni…
Le ho sempre trovate divertenti, queste storpiature maccheroniche. Quando l’arbitro sbaglia di brutto contro la loro squadra, i tifosi inglesi, ovviamente, non si mettono a cantargli “Erroracciooo, o ‘mbecilleee…” Però, fateci caso la prima volta che ne avrete l’occasione, a un orecchio italiano suona proprio così! In Wild of the isle di Linda Wesley si sentono distintamente prima “Chella la tas mai” e poi “Questo s’è inciocado”. Verso la fine di I’m goin’ down di Springsteen, risuona un bel “E vaffanguglia”.
Ma non era finita. Certi giorni non vogliono finire. E non sono mai quelli belli. Sono sempre quelli che facevano meglio a non iniziare. La sera ti torno a casa, litigo un po’ con mammà perché ho fatto tardi senza avvertire, e così la pastina del cazzo della sua cena a orari da ospedale svizzero (qualche minuto prima delle sette!) si è freddata, mi rifugio col mio notebook, una birretta e un panino al burro e salame in camera mia, e mi viene la bella idea geniale di andare sulle statistiche del blog a trastullarmi con le chiavi di ricerca. Non lo faccio quasi mai. Non lo facevo da settimane. Ma è divertente: puoi scoprire attraverso quali assurde combinazioni di parole affidate ai motori di ricerca certa gente è approdata, il più delle volte per sbaglio, per puro caso, e scappandosene via subito senza leggere nulla, al tuo blog. Ricordo di averne segnate alcune su un foglietto. Volevo farci un post. Perché chi di voi non ha un blog, o non ne controlla le “origini del traffico”, non può avere idea delle menti strambutiche o malate che circolano sul web. Eccone un campionario. Le sgrammaticature sono originali, e ce le ho lasciate:
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Inutile dire che nel mio blog non si trova nulla di tutto ciò. Misteri dei motori di ricerca. Forse quella sera ne cercavo delle altre simili per sghignazzare un po’. Non l’avessi mai fatto. Nelle sezioni “adesso” (ultime due ore) e “giorno” niente di interessante. I soliti “peppermint” e “zio pep” e “peppermint mind”, e un paio di malati di mente di quelli summenzionati. Ma alla sezione “settimana” mi si è raggelato il sangue. La chiave di ricerca principale era “Mike Morigerato Polaschi Plaxxen”. Per ben sette volte. Sette! Non poteva essere un caso. Qualcuno sapeva cosa stava cercando. Immediato il contraccolpo addominale, viscere mie in fermento da shock.