Mi sono divertita un mondo a leggere ieri l’articolo sul Giornale dove in un prestigioso locale milanese alcuni gourmet invitati ad assaggiare degli hamburger “d’autore” non si erano accorti che erano i medesimi preparati da McDonald’s.
Mi ha ricordato tanto la scena di un film, non ricordo quale, in cui degli operai, svuotata una bottiglia di un vino pregiato, sostituivano il contenuto con del comunissimo vino in brick, ed ascoltavano divertiti i commenti degli assaggiatori che si profondevano in apprezzamenti entusiastici sul bouquet, sull’annata prestigiosa, sulla vinificazione eccellente…Per quanto abbia frugato nella mia memoria e cercato su internet, non sono riuscita a trovare traccia di quella pellicola. Il succo del discorso però è solo che molte volte ci facciamo condizionare dai pregiudizi: se tutti dicono che un tale prodotto è buono, deve essere buono per forza, anche se personalmente non ci piace, e lo stesso per il caso inverso.
Succede solo da McDonald’s. Succede solo a Milano. Succede solo qui che la multinazionale del panino, sempre demonizzata dai gourmet, possa prendersi una rivincita contro i gastrofighetti, smascherando i loro pregiudizi.
Una storia molto molto istruttiva su come funzioni il mondo mitologico del food. Fast o slow che sia.
Pochi giorni fa in via Monte Grappa, nella trendissima zona di Corso Como, compare un nuovo ristorante temporaneo. Si chiama «Single Burger» e, come fa intuire il nome, ha come specialità il panino con la polpetta, negli ultimi anni riscattato da un passato volgarotto e assurto all’empireo della gastronomia alta. Un’apertura come tante, nella scena milanese chesi prepara all’Expo? Apparentemente sì. La gente va, assaggia ed esce entusiasta: i piatti sono buoni, gli hamburger serviti su elegantissimi piatti-taglieri in pietra lavica nera, le salsine in minibarattoli da conserva, le patate tagliate a mano e perfettamente cotte, i «runner» di misto lino che fanno la loro porca figura, i bicchieri di vetro sottile. Nei quali per la verità non finisce vino ma birre di un noto marchio italiano. Ma fa nulla.
Poi, dopo pochi giorni, proprio mentre gourmet e food blogger stanno già pensando di riscrivere la classifica dei migliori hamburger meneghini, ecco la sorpresa. Il ristorante rompe gli indugi e rivela di essere un «Mc» passato dal chirurgo estetico. Dietro il bancone spuntano due concorrenti di Masterchef, Maurizio Rosazza e Andrea Marconetti, che raccontano divertiti: «Vedere le reazioni della gente è stato impagabile, ma in fondo è quello che è successo a noi: prima di accettare di collaborare con McDonald’s il nostro manager ci ha sottoposto allo stesso test e ci ha fatto assaggiare un hamburger, che abbiamo trovato buonissimo, nascondendoci che gli ingredienti fossero tutti di McDonald’s.
Ecco perché non ci ha sorpreso lo stupore di chi si trovava da Single Burger nello scoprire che noi abbiamo lavorato alla presentazione del piatto, ma che la ricetta è quella originale di McDonald’s preparata nelle cucine e dai ragazzi di McDonald’s».
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