In un'intervista di Zenit, l'autore della scoperta, Giovanni Preziosi ((www.giovannipreziosi.wordpress.com), laureato in Scienze politiche, scrittore e attivo in ricerche di carattere storico, ha commentato: "Questi documenti, del tutto inediti, che ho rinvenuto in seguito ad una paziente e meticolosa spigolatura nell'archivio Generale della Società del Sacro Cuore si sono rivelati a prima vista subito di notevole interesse dal punto di vista storiografico proprio perché contribuiscono a gettare un ulteriore fascio di luce sulla vexata quaestio relativa ai cosiddetti "silenzi" di Pio XII in merito alla Shoah dimostrando, al di là di ogni ragionevole dubbio, come fosse fallace e destituita di qualsiasi fondamento la tesi - balzata prepotentemente agli "onori" della cronaca negli anni '60, ed in seguito alimentata ad hoc da più parti fino ai nostri giorni secondo la quale il papa avrebbe seguito cinicamente questa politica del "silenzio" semplicemente per biechi calcoli di interesse e preoccupazioni diplomatiche". Queste polemiche avevano certamente l'obiettivo di gettare fango sulla Chiesa, tuttavia, continua lo studioso, "ritengo che abbiano giovato al progresso della ricerca storica, in quanto proprio in questi ultimi tempi nuovi studi, in realtà, attestano che la voce del pontefice fu l'unica a levarsi in difesa di quanti erano perseguitati". Come emerge appunto da questi ultimi documenti trovati, datati 1943.
Inoltre, "i rapporti idilliaci tra Pio XII e la Società del S. Cuore risalivano fin dagli anni Trenta allorché all'allora Cardinale Pacelli era stato affidato per l'appunto il ruolo di protettore di questa congregazione [...]. Le prove che attestano, al di là di ogni ragionevole dubbio, il coinvolgimento della Santa Sede nel coordinamento di questa sofisticata rete di assistenza a beneficio degli ebrei sono contenute proprio nel Giornale della Casa "Villa Lante" della Società del Sacro Cuore, nel quale le religiose annotavano tutti gli avvenimenti che di giorno in giorno riguardavano l'istituto". Inoltre per scongiurare il pericolo delle improvvise perquisizioni nazifasciste all'interno degli ambienti ecclesiastici, la S. Sede provvide a far pervenire a tutti i superiori dei conventi romani un "avviso" firmato dal governatore militare di Roma Rainer Stahel, in cui si dichiarava esplicitamente che l'edificio era sotto le dirette dipendenze della Città del Vaticano e, pertanto, venivano interdette perquisizioni o requisizioni d'ogni genere.