E’ emergenza per gli anziani nel nostro Paese. Sono sempre più numerosi, sempre più emarginati, sempre più poveri, sempre più soli. Non hanno più diritto ad una vecchiaia dignitosa, la crisi e i tagli si abbattono sulle fasce deboli, possiamo pensare di abbandonare queste persone? E’ il quesito dibattuto nello studio di Fuori Tg Rai 3.
La loro presenza, in costante aumento, ha superato i 12 milioni. I comuni penalizzati dai tagli non ce la fanno ad erogare un’assistenza domiciliare costante e che offra serenità a queste persone. Poche ore non garantiscono compagnia e dignità. Non autosufficienza e servizi sociali col contagocce costringono la popolazione anziana alla solitudine. Fenomeno preoccupante all’interno dell’attuale sistema nazionale sanitario. Le continue decurtazioni, effettuate dal Governo, hanno decretato una situazione di stallo e paralisi. I servizi offerti, non potendo più usufruire dei finanziamenti pubblici, sono del tutto indeboliti e carenti. La spesa sociale nel nostro Paese ne risulta del tutto annullata. Un quadro poco confortante. Il sistema sanitario di assistenza in genere mostra la sua disomogeneità all’interno del territorio nazionale. Il welfare sociale pubblico quindi, del tutto scorporato nella sua struttura e privo delle risorse economiche necessarie, viene di fatto soppiantato dai servizi di cura “familiare” o dal ricovero presso strutture residenziali private. I continui tagli allo Stato sociale ed ai servizi che esso dovrebbe garantire, si scontrano sempre di più con il bisogno di una domanda crescente per ogni tipologia di servizio da parte dei cittadini. Questi ultimi sem
brano trovarsi in una palude stagnante di profonda sofferenza, abbandonati a loro stessi da un servizio sanitario sempre più lontano e negligente.Ma c’è anche un altra realtà sempre bisognosa di attenzioni, quella degli anziani autosufficienti con risorse pensionistiche sempre più ridotte che ha aggravato pesantemente il loro tenore di vita. Le nuove tasse pesano inesorabilmente su bollette, trasporti e alimentazione e chi non sfugge, subisce l’ansia crescente delle difficoltà. E come sempre i numeri ci riportano la fotografia di questa realtà. Numeri spietati. 23.000 persone vivono sotto la soglia della povertà e il 51% ha a disposizione 500€ mensili. Un reddito minimo che non consente una vita dignitosa , anche se per lo Stato è una cifra sufficiente per non usufruire di detrazioni. Una povertà crscente che non può essere bypassata.
Più soli, più fragili. Ecco come si sentono gli anziani, oggi. Imprigionati in una condizione di povertà, e solitudine. Isolamento fisico, relazionale e con malattie da vecchi. Un fatto drammatico e inaccettabile. Una situazione assurda, specie in un paese come l’Italia in cui se l’evasione fiscale venisse recuperata potrebbe essere girata nel sociale. Risorse notevolissime che garantirebbero un riscatto dopo una vita lavorativa.
Ma non viene proposto nulla a sostegno della collettività se non tagli pesanti che prevedono l’azzeramento del fondo per la non autosufficienza, la riduzione del fondo per la politica delle famiglie e forti contrazioni di tutte le risorse per le politiche sociali
. E il risultato di queste politiche, o meglio della loro assenza, fa sì che si registri una forte diminuzione dei sistemi di protezione sociale per la popolazione anziana, che nel frattempo continua ad aumentare.In un’ottica di risparmio e rigore è giusto razionalizzare e combattere sprechi e privilegi, ma non devono essere colpiti i cittadini anziani bisognosi di cure e assistenza.