Per ragioni anagrafiche non ho vissuto il 1968, che peraltro mi è stato raccontato esaustivamente da mio marito (a quel tempo in servizio, quindi dall’altra parte della barricata). Però, ai tempi della scuola, le mie manifestazioni le ho fatte pure io. Sarà forse che la mia è una città molto provinciale, ma noi ci si limitava a sfilare per le vie con cartelli declamando slogan, al massimo facevamo qualche sit-in per bloccare il traffico, ma nessuna azione di violenza o vandalismo. Una volta, riconosciutami in una foto pubblicata in prima pagina sul quotidiano locale, mi presi uno dei rari ceffoni da mio padre, e me lo cuccai, zitta e buona!
Ma questi giovani di oggi che sfasciano tutto proprio non li capisco.
L’11 di marzo 2006 ero a Milano e lo ricordo come fosse oggi. Arrivata in piazza Oberdan (porta Venezia) c’era un grande spiegamento di forze di polizia e carabinieri. La prefettura aveva autorizzato un corteo di estrema destra, e pur non riconoscendomi in quella ideologia, devo riconoscere che si era pure svolto ordinatamente. Ma dai centri sociali (perché mai questi nomi? Asociali sarebbe meglio) era partita subito la “controffensiva”. Non avendo avuto autorizzazioni di sorta a manifestare, erano convenuti in corso Buenos Aires da vie traverse, da vari punti della città, e giunti sul Corso, avevano iniziato le azioni di vandalismo. Le solite vetrine infrante, un’edicola sfasciata, auto e cassonetti rovesciati e dati alle fiamme, una bomba carta gettata nel ristorante del McDonald’s all’angolo con viale Tunisia, spaventando a morte gli avventori, tra i quali anche bambini, la sede di AN data alle fiamme.
Mio marito, pratico di quelle cose, aveva scelto un percorso parallelo al Corso, ma inutilmente, perché quegli esagitati pervenivano da tutte le parti…
A un certo punto è accaduto l’impensabile, perché vari cittadini, ormai stufi di questo modo di agire, hanno circondato alcuni “manifestanti” cercando di linciarli.
Ricordo, sempre a Milano, anche un corteo nel dicembre scorso (mi sembra fosse il giorno 18), quando volevamo recarci dai parenti per fare gli auguri per le festività prima di tornare a casa, e ci siamo trovati coinvolti in un corteo,
sempre nella solita piazza Oberdan, dove picchetti con le rosse bandiere della CGIL volantinavano in nome del solito antifascismo (ed il comuniso in Corea, Cuba, Cina dove le più elementari libertà vengono negate, dove lo mettiamo?), mentre, tanto per cambiare, arrivavano I soliti centri sociali, tra i quali quello particolarmente agguerrito di via dei Transiti
che bloccarono il traffico in corso Buones Aires
Vorrei tanto che la gente comune si ribellasse a questi esagitati e violenti, che vogliono imporsi con vandalismo e prevaricazioni…in nome della DEMOCRAZIA,…ossia va tutto bene, ma TU DEVI pensarla come me, mentre invece sei uno sporco fascista (come suona bene in bocca a loro questa frase). In poche parole combattono un’ideologia autoritaria e violenta con metodi altrettanto autoritari e violenti…come a dire gli estremi si toccano! Non per alto si parla di “fascismo rosso”. Lo stesso concetto lo ha espresso il sindaco di Chiomonte, che ha addirittura tacciato di razzismo i contestatori NoTav, in quanto chi non è con loro, viene disprezzato, odiato, emarginato: o sei con loro o non esisti proprio e devi essere cancellato dalla faccia della terra. Ed ora che in val di Susa le forze dell’ordine hanno trovato maschere antigas, scudi di plexiglas, fionde e grosse pietre, molotov, arpioni, bombe carta ed altri aggeggi atti a ferire, se non addirittura ad uccidere,
mentre lo stesso ministro Maroni denuncia che questa violenza, fine a se stessa, è indirizzata solo a fare del male, i NoTav ribaltano la situazione, denunciando le maniere forti di polizia e carabinieri in quanto questi, fatti oggetto di tiri di pietre e molotov, hanno lanciato del lacrimogeni…ma siamo matti?