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Sentori di cambiamento nella politica sarda

Creato il 11 giugno 2011 da Zfrantziscu
di Torchitorio
Provo una grande contentezza quando assisto agli scoppi di gioia di amici per la vittoria della loro squadra, soprattutto quando questa gioca in un torneo diverso dal mio. Riesco persino a sorridere del loro entusiasmo senza freni, paventando per loro un brutto risveglio, domani, quando si renderanno conto che il prevalere di un giovane sindaco come Massimo Zedda a Cagliari è normale alternanza e non espugnazione di un fortino o un risultato storico.Mi impensierisco, però, quando vedo che a cadere in simili iberboli è un intellettuale della levatura di Alessandro Mongili: “Era dal 1795-1796, dalla sconfitta del movimento angioyano e della Sarda Rivoluzione, che il dominio de ìs de nosu, de is meris e delle deghe o dòighi famìlias (ki “s’ant partidu sa Sardigna”, ricorda l’Innu de su patriotu sardu) non era stato più messo in discussione a Cagliari”. Mi ricorda da vicino un'altra iperbole nata negli anni Settanta e messa al mondo dal Pci, sempre in merito ai sindaci delle Terre interne: fu la classe operaia di Ottana, secondo quella vulgata, a rendere possibile la elezione dei primi sindaci democratici. Ex Pci lux, insomma. Ma non v'è dubbio che a Cagliari, e in molti altri centri compresa Olbia, è successo qualcosa che dà all'alternanza un carattere particolare e probabilmente precorritore di nuovi e inediti rimescolamenti delle carte politiche. Il centrodestra come lo conosciamo è forse al capolinea, in fase di dissoluzione fra congreghe tributarie di capibastone incapaci persino di assicurare al candidato sindaco almeno i voti dei gruppi alleati. Fantola ebbe al primo turno 4.000 voti in meno di quelli dati alle sue liste. Zedda 10 mila in più delle sue liste. Il fatto è che, però, non è quello del centrosinistra come lo conosciamo lo schieramento capace di beneficiare dello sfaldamento che, forse, coinvolgerà gli avversari.Nei due grandi schieramenti, la straordinaria avventura del referendum antinucleare (60 per cento di partecipanti, oltre il 97% contro le centrali) ha acceso la lampadina nelle menti più pensanti. La parte più sovranista del centrosinistra (Soru e i suoi amici) tenta – non senza un qualche successo, vista la svogliatezza intellettuale dell'avversario – di accreditare a sé la vittoria, diffidando il presidente della Regione a sentirsi della partita. Il giornale telematico di Soru giunge a rimproverare Cappellacci per la pubblicità istituzionale pro referendum “attraverso onerosi spot pubblicitari pagati dalla collettività e funzionali solo alla visibilità del governatore”. Eppure non credo che quella di Soru sia solo una replica in chiave sarda del contrasto del centrosinistra italiano a Berlusconi. Attraverso qualche mossa (maldestramente strumentale secondo gli avversari, ma non ne sarei così certo) in direzione sovranista, Ugo Cappellacci si sta accreditando come il più sardista nel centrodestra. Penso alla flotta sarda, al suo appoggio deciso al sì nel referendum sardo contro le centrali nucleari, al suo appello al sì nell'omologo referendum italiano, al suo ribattere nelle occasioni celebrative la sua appartenenza alla nazione sarda. Forse mi illudo, ma intravedo per il futuro una situazione di normalità di scontro politico in una nazione senza stato. Diciamo, per semplificare, sovranisti di sinistra contro sovranisti di destra, come capita in Euskadi e in Catalogna, per esempio. Dove, ad essere fuori gioco sono i partiti statalisti, non quelli nazionalisti (indipendentisti e/o sovranisti) come da sempre capita in Sardegna.I più avanzati, a quel che si sa, sono i compagni di strada di Soru che avrebbero intenzione di coalizzare intorno ad un progetto sovranista anche gli indipendentisti e i nazionalisti, oltre alla parte del Pd più sensibile a questa battaglia. Sarebbe pronto anche un quotidiano d'area (titolo provvisorio “Sardegna 24”) alla cui direzione sarebbe già stato chiamato Giommaria Bellu, attualmente vicedirettore di L'Unità di cui, come si sa, Renato Soru è ancora editore. Della partita, secondo il sito della sinistra radicale Democrazia oggi, sarebbe anche il sardista Paolo Maninchedda, da un po' di tempo molto inquieto con il centrodestra.Insomma, pare che non ci sarà di che annoiarsi nel prossimo futuro sardo.

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