SENZA IL LAVORO AI GIOVANI C’E’ IL FALLIMENTO
(Aldo Moro, intervento all’Assemblea Costituente del 13 marzo 1947)
Annuncio: «Ricerchiamo stagista per la sede di Roma da inserire nel settore marketing per lo svolgimento di attività connesse allo sviluppo esecutivo di materiali promozionali rivolti alla forza vendite e al cliente finale. Stage di 6 mesi (prorogabile di altri 6 mesi). Durante il tirocinio verrà erogato un rimborso spese mensile con utilizzo gratuito della mensa aziendale».
E’ uno dei tanti annunci pubblicarti sui giornali e in Internet. Promettono stage. Solo stage. Si somigliano un po’ tutti. Sono lo specchio della disperazione di milioni di giovani laureati che perdono giorno dopo giorno fiducia nel futuro e nella politica.
All’origine del dramma che sta cancellando almeno una generazione, c’è una legge dello Stato, varata nel 2003 (GOVERNO BERLUSCONI) che ha trasformato il lavoro in “progetti a tempo”. La paga in elemosina. I diritti in carta straccia.
Tutto è diventato progetto per poter applicare la flessibilità e creare i nuovi schiavi moderni.
Giovani e meno giovani che sono stati trasformati in “imprenditori” con partita Iva.
E così, quasi la metà (46,7%) dei giovani tra i 15 e i 24 anni ha un impegno temporaneo.
Lo riporta l’Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel suo Employment Outlook, su dati di fine 2010. Le poche opportunità per i giovani mettono a rischio il futuro dell’Italia, lo dice Mario Draghi, presedente della Bce.
“Il paese non sfrutta le proprie risorse a partire dalle nuove generazioni: non fornisce loro prospettive, né possibilità di una carriera. Per uscire dalla crisi bisogna schierare in prima fila le forze giovanili, non costringerle ad una fuga all’estero.
Le difficoltà incontrate dalla giovani generazioni devono preoccuparci, non solo per motivi di equità.
Vi è un problema di utilizzo del loro patrimonio di conoscenza , della loro capacità di innovazione. I giovani hanno ragione ad essere indignati”.
La voce di Mario Draghi è una voce autorevole che non ha trovato giusta sponda politica nella Repubblica fondata sul lavoro e trasformata in una nazione di precari, di sotto-occupati e di senza posto… e di neolaureati che rispondono nel call-center a cinque euro l’ora lordi.
Possiamo permetterci il lusso di non muovere un dito per i nostri figli ed i nostri nipoti, per mantenere la ricchezza dei ricchi che non producono?
(Dal blog di Giuseppe Altamore)