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Senza pensare al lettore

Da Marcofre

Cerco di scrivere ogni racconto meglio che posso senza pensare a chi influenzerò o a che tipo di impressione farò.

 

È ancora Raymond Carver a scrivere questa frase. Bizzarro vero? Per quale ragione?
Si scrive e si dice un po’ dappertutto che bisogna scrivere per il lettore, avendo lui in mente e basta. Che cosa accade invece? Che si va a incontrare un tipo come Carver che se ne esce con una simile affermazione.

Però c’è molto di più da scoprire.

Carver afferma di scrivere: “meglio che posso”. Non ha l’ambizione del capolavoro, anche perché se c’è e arriva, capita all’insaputa di chi scrive. Tutto quello che uno scrittore può fare è impegnarsi al massimo. Non dimenticandosi dei propri limiti, al contrario. Non deve confezionare “la perfezione”, bensì qualcosa efficace e di valore.

E il lettore? Mi sembra chiaro: Carver non ci pensa. Né si preoccupa dell’impressione che farà.

Può sembrare presuntuoso: io scrivo, e al diavolo il lettore. Non è esatto, poiché costui ha diritto comunque a una prosa curata, dove ogni parola è quella giusta.

Dopo, può anche non piacere, può anzi suscitare fastidio la storia che si racconta. L’essenziale è lavorare duro, puntare molto in alto: all’arte, e a cosa altrimenti?

Però ciascuno deve stare al suo posto. Il lettore ha diritto di leggere quello che vuole. Lo scrittore scrive quello che vuole, ma costui ha delle responsabilità maggiori. E innalzare il lettore a un rango che non è suo, per esempio inducendo a credere che è lui il centro, il fine e l’inizio di tutto, è un errore.

Come ripeto spesso: il lettore non sa quello che vuole, glielo deve dire chi scrive. Ecco perché tanti autori muoiono senza avere alcun consenso, e solo dopo la morte trovano un minimo di credito. Alcuni potrebbero osservare che dovevano essere più furbi, e assecondare il lettore.

Ma se avessimo assecondato la nostra natura, staremmo ancora sugli alberi a spulciarci. La storia dell’umanità è costellata di individui che senza badare al consenso, spingevano in alto l’asticella.

Perché la letteratura non dovrebbe agire alla stessa maniera? Riguarda la vita, esatto.

 


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