Jonathan Jessen è un fotografo che abita a Berlino con la moglie Jana, prima ballerina al Teatro dell’Opera. Sono due persone di successo, con una vita piena di soddisfazioni. Ma la felicità che arriva con la nascita di Giselle, la loro unica figlia, viene stroncata tragicamente. A diciott’anni Giselle muore, uccisa da un giovane al volante in stato d’ebbrezza. Jonathan non riesce a reggere il colpo: perde il lavoro, divorzia dalla moglie. Era un uomo felice, adesso ha abbandonato tutto, ha lasciato Berlino, vaga senza meta in Toscana, convinto di aver toccato il fondo. Ma qui incontra Sophie, che assomiglia come una goccia d’acqua a sua figlia. È la molla che lo spinge a ricominciare una nuova vita, o almeno a provarci. Dentro di sé, però, sa che è tutta una finzione. E quando il passato bussa inaspettatamente alla sua porta, capisce che l’unico.Sabine Thiesler, nata e cresciuta a Berlino, ha studiato germanistica e teatro. Ha lavorato per alcuni anni come attrice, quindi ha scritto testi teatrali e sceneggiature televisive. Grazie al successo dei suoi thriller dal taglio spiccatamente psicologico, ha deciso di dedicarsi interamente alla scrittura di romanzi. Innamorata del nostro paese, vive in Toscana e parla molto bene l’italiano.
*Le mie recensioni*Sabine Thiesler è una di quelle autrici che costituiscono una garanzia per i lettori: non sbaglia un colpo, e il suo ultimo romanzo, Senza perdono, non è che l’ennesima dimostrazione. Caratterizzato da un ritmo teso e altalenante, a tratti più frenetico, a tratti volutamente indolente, questo romanzo vede come tema centrale un sentimento molto caro all’autrice tedesca, che aveva già trattato nel precedente Dormi per sempre: la vendetta. Un tema, dunque, che ben si adatta al genere thriller, un sentimento dalle mille sfumature e dagli infiniti risvolti, in grado di determinare conseguenze imprevedibili, potenzialmente devastanti. Lo sa bene la Thiesler, che oltre alle lampanti qualità narrative possiede anche una notevole capacità d’introspezione psicologica, come si può evincere dai caratteri che prendono vita dalla sua penna, personaggi a tutto tondo dalla personalità complessa, difficilmente catalogabili in stereotipi, ricchi di sfumature e difetti che ce li fanno sentire affini.Protagonista del romanzo è il fotografo tedesco Jonathan Jessen che abita a Berlino e dalla vita ha tutto ciò che un uomo può desiderare: una moglie bellissima, un lavoro di successo e una figlia per la quale prova un amore assoluto, senza paragoni. E Giselle, questo il nome della ragazza, diciannovenne pittrice di talento, lo ricambia dal profondo del cuore. Il giorno del compleanno di Jonathan, Giselle è in attesa a un semaforo con una tela in mano: si tratta del dipinto che ha deciso di regalare a suo padre. Non si accorge dell’auto che sta sopraggiungendo a forte velocità e che all’improvviso sbanda, travolgendola. Sono trascorsi solo pochi secondi e Giselle è a terra, esanime, in una pozza di sangue, il dipinto sfracellato a decine di metri di distanza. Per Jonathan si tratta di un colpo mortale. Assieme a Giselle muore una parte di sé, la più solare, la più sana; il suo matrimonio va inevitabilmente in crisi e dopo un paio d’anni l’uomo si ritrova all’aeroporto, indeciso su quale volo prendere. Perché nella sua vita ormai distrutta non resta che un’unica certezza: non può più vivere a Berlino, non può più restare nella casa dove Giselle è cresciuta ed è stata felice, accanto a una moglie che sembra pronta ad andare avanti, voltando finalmente pagina, mentre lui per non impazzire è costretto a restare aggrappato ai ricordi... (continua a leggere la recensione su La bottega di Hamlin)
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Autrice tedesca innamorata dell’Italia, di cui spesso nei suoi romanzi inserisce incantevoli affreschi, Sabine Thiesler è una delle firme di gialli e thriller più conosciute e apprezzate al mondo. Il suo modo di scrivere inusuale, così atipico e originale, all’inizio potrebbe spiazzare il lettore, abituato a stili più descrittivi che in un certo senso si prestano meglio alla narrazione. Quella di una scrittura scarna, a tratti didascalica, è stata l’impressione che avuto anch’io all’inizio, ma sono bastate pochissime pagine per rendermi conto che un tale stile si prestava perfettamente all’intento della scrittrice di ricreare un’atmosfera dubbiosa e ambigua e caratteri ombrosi, imprevedibili, mai sondati fino in fondo, fin nella loro parte più oscura che quando emerge lo fa all’improvviso, sorprendendo e intrigando chi legge.
Nella narrazione non c’è spazio per le opinioni o le elucubrazioni dell’autrice: ci sono gli eventi e i personaggi in tutta la loro lineare complessità; spetta al lettore cercare di intuire come si evolverà la vicenda e come agiranno personaggi alle prese con passioni forti e un sentimento tanto antico quanto distruttivo, quella vendetta cara agli eroi mitologici quanto ai personaggi dei romanzi classici. Come indica il titolo, infatti, la vendetta è il fulcro di “Senza perdono” (Corbaccio, 2012), romanzo che lascia intuire, più che descrivere, la deriva di una mente devastata dal dolore, che si aggrappa alla vendetta come a qualcosa d’inevitabile, ormai incapace di riflettere sulle conseguenze... (continua a leggere la mia recensione su SoloLibri)*Le mia video-recensione*