Magazine Atletica
Contrariamente a quanto previsto dai vari Bernacca dopo un giorno di tempo simil brutto (un po' di pioggia, che ho beccato tutta in moto) e un leggero calo di temperatura, sabato e' ricominciata l'estate. Venerdi, in fretta e furia ho radunato dei nuovi aspiranti triathleti, uno giovane dentro, l'altro giovane dentro e fuori e richiamato il salitomane Roberto che ci ha confezionato un giro sui colli da paura: 860m di dislivello in neanche 37 km, passando 2 volte da via Casaglia e via del Paleotto (e poi che io ho bypassato Monte Donato), per concludere il giro passando da San Luca (l'altra, non la dura). Alla fine, io distrutto, Roberto provato, i due nuovi freschi come rose appena recise.
Il giorno dopo io e Carla siamo rientrati nel vortice delle podistiche ludico-motorie, in quel di Longara, che se non ricordo male non avevamo mai fatto. 7 chilometri giusto per muovere la gamba. Lunedi avrei voluto risalire in Veneto, ma per una serie di impegni non sono riuscito, e dunque (dopo la seduta di corsa martedi, ripetute in salita), ieri ho rimesso la bici sul Pajero e puntato il muso verso il nord. Sempre il Grappa, ma stavolta l'obbiettivo -ambizioso- erano le due scalate da nord, Seren del Grappa e Caupo. Distanti neanche 2 chilometri, da qui partono 2 salite diversissime. Ma -come da copione- tostissime.
Per via del delirante traffico della statale che collega Padova a Bassano (e arriva a Trento ad ovest e Belluno ad est), sono arrivato a Seren alle 11.00, nonostante sia partito da Bologna alle 7.30. Trovato il posto di timbro (per l'occasione spostato all'edicola, dalla gentilissima sig.ra Daniela, titolare del bar Vitocco, punto usuale di timbratura), ho approcciato la salita di Seren del Grappa con un certo timore: ecco infatti come viene descritta (e che mi ero imparato a memoria) dal sito del Montegrappa Challenge (quello delle 5 scalate in un giorno):
L’incubo!Chi la conosce ed ha deciso di affrontarla lo sa benissimo. Ci sta pensando da tutta la giornata, forse da qualche giorno. Questa salita, come diceva un direttore sportivo “dividerà gli uomini dalle donne” (con tutto il rispetto per il gentil sesso). Il senso della frase è dato da 4 km infernali, dove si deve salire con la massima concentrazione controllando, per quanto possibile, la propria andatura.
I pochissimi momenti di “respiro” sono sempre sopra il 10%. Il pensiero di non farcela potrebbe appropriarsi della mente di molti cicloamatori. Mettere il piede a terra, che rappresenta per il ciclista il segno della resa, può anche essere una scelta saggia. In questo tratto le gambe accumuleranno acido lattico col quale dovremo convivere per i km successivi.
A peggiorare la situazione potrebbe contribuire anche il tempo: infatti si è protetti solo salendo nel pomeriggio, perchè si costeggia una parete che ci protegge da Ovest. Fortunatamente, il tratto duro ha un prima ed un dopo. Prima la strada è abbastanza agevole. Anzi, lasciata la Piazza di Seren del Grappa si comincia la salita...in discesa! Qualche centinaio di metri e poi, per 5 km, pendenze molto agevoli, la quiete prima della tempesta. Dopodichè, nei pressi della località da Nardo, nei pressi di una casa rossa visible sulla sinistra, c’è un antipasto di 1,5 km che conduce a Pian della Chiesa: niente di impossibile ma si già chiamati ad un certo impegno. A Pian della Chiesa, in piazza, c’è una fontana.
E’ l’ultima possibilità che abbiamo per riempire le borracce: la prossima sarà al Rifugio Bassano. Tenendo la sinistra si prosegue per un paio di km in maniera del tutto tranquilla, poi iniziano le danze. Dei 4 km di muro, i 2 centrali sono i più duri. In particolare la punta superiore al 20% medio la troviamo nei pressi di un capitello, che comparirà di colpo dopo una curva a destra: ancora 200 m di sofferenza e si arriva ad un tornante che, pur non dicendoci che è finita, ci avvisa che il peggio è passato.
(sopra) solo l'inizio del pezzo duro...
(sopra) questa la vista dal capitello di cui si vede l'ombra
questo sarebbe il tornante che ci dice che il peggio sarebbe passato (?!)
Successivamente ci sono ancora tratti duri (13-17%), ma alternati a brevi momenti di recupero. Superato il bivio per malga Valpore manca poco, qualche centinaio di metri, una curva secca a sinistra e finalmente si ritorna alla normalità. La strada è clemente per un po’, poi riprende a salire, talvolta anche con asprezza, ma al massimo si sta sul 10%; il che, dopo quel che si è fatto, viene percepito come molto più semplice.
Passando per Val delle Bocchette si giunge, dopo una coppia di tornanti, al Forcelletto. Mancano ancora 10 km per arrivare a Cima Grappa, ma sono sempre piuttosto regolari. Il tratto più duro è il km successivo al bivio per il Rifugio Bassano, quando lasciamo la SP148 per immetterci nella SP148 dir. Ma a 2,4 km dalla vetta si sente il profumo del traguardo.
Tutto vero. Solo che pur avendo messo il piede a terra con oltre 170 pulsazioni, ben prima del capitello, da dove la vista e' angosciante e spettacolare insieme, per tutto il pezzo fatto a piedi le pulsazioni sono rimaste sempre sopra i 150 e che anche quando "spiana" l'acido lattico mi aveva gia' cucinato le gambe. Ovviamente l'aver messo piede a terra mi ha imbufalito, ma ancor piu' un fondo stradale pessimo, sempre al limite dello scivolamento, e con grate scola neve larghe piu' del tubolare, e quindi un problema in piu'.
Salita da evitare assolutamente anche con un minimo di umidita'. Comunque sono al Rifugio Bassano per la terza volta, e i gestori mi riconoscono e mi salutano calorosamente (anche perche' -mi sa- che oltre agli alpini del Sacrario e qualche pastore dei dintorni, di turisti in questo periodo ce ne siano pochini pochini... Gustatomi il panorama fantastico, l'eccellente caffe' (liscio..) e acquistata una bottiglietta d'acqua ho girato il muso per la discesa verso Caupo, l'interminabile.
Che inizia con una salita, subito dopo il bivio. Poi scende un paio di chilometri ma poi risale, e come da tradizione da queste parti, al 7/8%. 3/400 metri, non di piu', ma quanto basta per far friggere l'acido lattico accumulato prima. Arrivo all'osteria "Al Menta", che sono le 14. Il timbro me lo sono fatto fare, come tempi (ci vorranno 3 orette, piu' i 40 minuti di discesa) ci starei anche dentro (per il tramonto), ma le gambe urlano. Decido comunque di provarci. Per 8,4 chilometri (e un'ora) combatto con una pendenza media dell'8%, con punte del 11/12%. Poi le gambe cedono, li' al km 46 proprio dove spiana.
Ma e' una spianata di breve durata, perche' la quota e' ancora bassa (900m) e i chilometri sono ancora 20, con altri 870m di dislivello, ma certamente di piu' per via dei 3 falsopiani a scendere che si incontrano. A malincuore ma devo scendere, sono anche a corto di acqua e cibo, e lungo il percorso non c'e' una fontanella. Comunque ho gia' programmato la scalata da Caupo per la prossima settimana che danno bel tempo, certamente fresco: bastera' coprirsi meglio e (finalmente) un paio di guanti.
E poi bisognera' che pensi anche a tornare a nuotare.... Gare a parte e' dal 24 luglio che non metto piede in piscina!!
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