Come ha chiosato già altre volte qualcuno che se ne era andato e invece ora ritorna (ma che bello), bizzarrie dell’ufficiale calendario a parte, il mondo, quello vero, comincia con il 1 di settembre. Con il ritorno all’ordine, e l’estate che finisce (e il freddo, e il buio che bussa al battiscopa, e basta un attimo, e la luce non c’è più).
Complice una scansione settimanale insolita, la ‘povna non ha però potuto festeggiarlo in allegria e adeguatezza (visto anche il già raccontato, e turbolento, ritorno dal paese-che-è-casa). In ogni caso, le sembra che l’inizio della scuola (che per lei apre domani, alle 9, i suoi battenti) possa essere un surrogato passabilmente degno. Che la ‘povna si accinge, in quanto tale, a onorare.
Ecco che si comincia, dunque.
Comincia un anno strano, che sarà diverso, e fitto e tosto. Perché una serie di ragioni personali, monetarie e anche ideologiche l’hanno portata a rinunciare quasi del tutto all’altro mondo (al quale tuttavia la ‘povna continuerà a prestare saltuariamente la sua opera, per una serie di progetti fighi insieme a Viola).
Comincia un anno fatto di full time, dopo un tentativo di fuga stroncato già sul nascere (anche se non è detto che non vada poi meglio già così).
Comincia un anno in cui la ‘povna si ripromette di fare propria la raccomandazione che Ohibò le ha sussurrato a Neverland, parlando un’altra lingua, nella serata più bella di tutte (e c’era il pozzo, e FairChild, e il cielo terso terso; e le stelle sono cadute, in quel momento – perché la ‘povna ci esprimesse, a suggellare il tutto, persino un desiderio).
E (dunque) sarà un anno che sarà condotto ‘senza’. Perché quel che è detto, è detto. Ma se poi non ci si prova non ha senso. E lei mantiene, al di là di ogni possibile stanchezza, una fede ostinata nell’ottimismo della volontà.
Un anno senza troppa scuola, questa è la promessa. Nonostante la fatica, nonostante le tentazioni, e tutto. Perché la rete rassicurante di un mondo che va avanti in modo autonomo non arrivi a calare sui pensieri impertinenti la familiare anestesia.
Un anno senza ossessioni, e la scommessa diventa più difficile. Senza cedere a diplomazie, costrizioni, malcelati effetti di buonismo (e la ‘povna dovrà imparare, con l’occasione, a rispolverare i suoi “anche no”).
Un anno senza stare a scuola troppo più del tempo giusto (che non è quello dell’orario di corsa, questo è certo – ma nemmeno quello per cui ci si fa sempre incastrare).
Un anno senza pensare di poter salvare il mondo (come ha ricordato anche al collegio la preside Barbie) – e tanti cari saluti ai Max Gazzè.
Perché – al di là delle parole, e dei buoni propositi – la ‘povna lo sa che comincia, soprattutto, un anno altro.
In cui domani lei non troverà, per la prima e unica volta, quei volti là, ad attenderla. E dovrà imparare, giorno faticoso dopo giorno, ad attraversare le sale senza loro.
Il 12 settembre 2012 il sipario si solleva, rapido, sul nuovo anno scolastico. La ‘povna, alla fine di tutto, pensa all’Onda. Ed è pronta a saltare, come sempre. Consapevole che quello che la aspetta, in ogni caso, senza di loro, è senza rete.