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"Senza volerlo abbiamo aiutato la camorra". La Iervolino e la sua ammissione choc sull'usura e le istituzioni

Creato il 27 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminale
Alessandro Ambrosini
Sul numero di oggi, in edicola domani Rosa Russo Iervolino,ex sindaco di Napoli descrive in modo chiaro uno dei pericoli più grossi per l'imprenditoria napoletana e italiana in genere: l'usura. 
Una piaga che sta alimentando la criminalità e la camorra nello specifico. Quello che si sta delineando da indagini ed inchieste è l'esatta clonazione da parte della criminalità di tutti gli asset fondamentali di uno Stato. 
Quando si sente dire che in mancanza delle istituzioni c'è la mafia, la 'ndrangheta, la camorra non ci si rende conto fino in fondo che quello che si scrive o si dice è l'esatta fotografia dell'Italia di oggi. 
Se come abbiamo visto a Casapesenna, in occasione della cattura di Zagaria, la gente si lamentava che ora le loro case sarebbero state meno sicure, oggi denunciamo, come anche il comparto economico, e nello specifico l'accesso al credito e il pagamento della pubblica amministrazione, sia sempre più nelle mani o usato da chi, come veri parassiti, cerca di portare al collasso le imprese bisognose per poi rilevarle e renderle "lavatrici" per i loro introiti illeciti. 
Ma leggiamo alcuni passaggi dell'intervista al settimanale: " Senza volerlo, abbiamo aiutato la camorra. Un'azienda non può essere pagata con due anni di ritardo - afferma la Iervolino - perchè o prende soldi a prestito, o fallisce. E in tutti e due i casi, ci sono le organizzazioni criminali pronte ad approfittarne.
Il sistema di cui è stata testimone nel periodo in cui era sindaco di Napoli, per un decennio dal 2001, viene illustrato in pochi passaggi: “Le banche non brillano per generosità - premette Iervolino - e se l'imprenditore vuole indebitarsi chiede i soldi a chi li ha, ossia alla camorra, che attraverso l'usura riesce a riciclare enormi quantità di danaro. Se invece una ditta non riesce ad andare avanti e fallisce, libera spazio per le aziende collegate alla malavita, che non hanno problemi di soldi e anche se lo Stato paga a due anni vengono alimentate dai proventi delle attività criminali”. 
Per Iervolino, è una situazione di cui l'amministrazione di Napoli era consapevole: “Li ho incontrati io gli imprenditori che chiedevano aiuto - ricorda - lo dicevano chiaro e tondo che erano costretti a gettarsi nelle braccia della camorra. Ma noi, più che buone parole, non eravamo in grado di dare. E il risultato non ha tardato a manifestarsi nelle liste di aziende candidate agli appalti del Comune. All'inizio del mio mandato capitava che per ogni appalto la prefettura escludesse una ditta per infiltrazione camorristica; alla fine ne escludeva tre o quattro, segno che la camorra si era infiltrata nel tessuto delle imprese”. 
 Il caso dell’imprenditore padovano Giovanni Schiavon fa tristemente scuola per quanto riguarda i ritardi della pubblica amministrazione, che non solo crea in questo modo il pericolo di atti estremi, ma aumenta la possibilità che personaggi come quelli del Gatto e la Volpe, ma molto meno fiabeschi, offrano il capestro sotto forma di aiuto a chi del proprio lavoro ne ha fatto una ragione di vita. 
Il futuro non può e non deve essere così.

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