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Una tra le realtà possibili è sicuramente quella che vede la coppia non come un entità stabile ma come un sistema inserito in un ciclo vitale, e come tale, l'abilità nel poter condurre una vita di coppia appagante è spesso la capacità di coordinarsi, di orientarsi, di amarsi in maniera reciproca: lavorare per costruire assieme con amore. La coppia ha una sua durata e attraversa delle fasi, e le fasi si superano se entrambe le persone che la compongono sviluppano un'attitudine a maturare, ad evolversi per poi nuovamente incontrarsi. In questo senso la miglior metafora per una coppia è il ballo: entrambi devono maturare nelle loro abilità, e in questo tutto è possibile se si crea un legame forte.
Molto spesso mi capita di vedere delle coppie e ciò che le caratterizza è sempre l'idea che la psicoterapia sia una bacchetta magica, sopratutto nella capacità di "far innamorare nuovamente" uno dei due partner, o entrambi, perchè esistono anche coppie di uomini e donne dove entrambi non si amano più.
Due persone che non si amano non hanno più bisogno di una psicoterapia di coppia, o meglio, l'obiettivo di una terapia non sarà sicuramente quello di "tenerli assieme", ma di aiutarli nel processo di separazione.
Questa riflessione giunge proprio perchè l'altra sera ho avuto modo di vedere un film di Anna Negri con una fantastica Alba Rohrwacher che interpretava il ruolo di una donna dipendente che affrontava la separazione e che era disposta a tutto pur di avere con sè un uomo che non la amava. Tutto perchè questa separazione le lasciava un grande vuoto, e un figlio. Così tra inseguimenti, pianti, crisi di rabbia, e intermezzi sessuali, Lucia portò Giovanni da una psicoterapeuta, con la convinzione che questa li avrebbe "fatti tornare assieme". Così non fu, e l'incontro con la terapeuta, dal mio punto di vista e meno per la protagonista del film, fu molto produttivo perchè li mise davanti ad una realtà: uno dei due non amava più l'altra, e il lavoro terapeutico sarebbe stato quello di elaborare la separazione. "Ma lui doveva amarmi" rispose Lucia. E così andarono via e continuarono fuori dalla stanza del terapeuta il loro inseguimento, il loro tira e molla, i ricatti che passavano attraverso il figlio: "Lei non me lo farà più vedere". Giovanni era un uomo immaturo, insicuro, che si pompava attraverso una nuova preda, un uomo che sapeva amare realmente molto poco sia la madre di suo figlio sia la nuova partner. A Lucia poco importava che non la amasse. Lei lo voleva nuovamente a casa. E' la rottura che molte coppie conoscono nel loro ciclo di vita, una rottura che nasce da antecedenti alla coppia: "ciò che ci si è detti quando la storia è iniziata". Così il "ti amerò per sempre", "ci sarò sempre" spesso sono parole che vengono spese e lasciate al vento come le foglie che si staccano da un albero e cadono al suolo. Tutte portano con sè un cancro: l'illusione. E molte coppie si ammalano proprio di questo tumore. Queste frasi portano con sè un vento di instabilità, di irrealtà, perchè nelle relazioni umane ciò che conta è ciò che facciamo per l'altro . Molto spesso ci si trova nel conflitto tra ciò che si dice e ciò che realmente si fa o si sente. Allora il miglior modo è non disconfermare tutto ciò che si sente, tutto ciò che si vede, e smettere di desiderare una persona che non ci ama più, anche se vi regala un biglietto per un viaggio a Tahiti.
I cosiddetti "viaggi tutti per noi lontano da tutti", o le pause di riflessione. Prima è necessario interrogare i propri sentimenti, quanto amiamo una persona, quanto vogliamo costruire con lei/lui delle cose, ma sopratutto quanto siamo in grado di capirla/lo, quanto sappiamo riconoscere i suoi bisogni, quanto noi ci sentiamo capiti da quella persona che a detta sua ci ama. "Riprendimi", il titolo del film. Un urlo che proviene da un cuore che si sente abbandonato e che è disposto a tutto, anche a non essere amato, pur di avere qualcuno vicino. Sono tante le coppie che vivono questa condizione. Alle persone è sempre stato insegnato a sostare, e invece dovrebbero imparare a scorrere, come un fiume. E separarsi a volte è riprendere a scorrere, anche se questo porta inevitabilmente dolore. Separarsi è un verbo molto forte, che implica lo strappare qualcosa da qualcosaltro. C'è bisogno di imparare a lasciarsi, accettando che l'altro non ci ama più, che la nostra storia finita. Prendere le nostre cose, e riprendere a scorrere.
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