Cristian Sciacca 13 giugno 2013
Per i più, il nome di Sergio Toppi è legato principalmente alle vignette che diedero vita al Mago Zurlì. Per cogliere invece l’importanza e la poliedricità di uno dei maestri dell’illustrazione italiana, gli appassionati (e non) siciliani hanno potuto per la prima volta incontrare in maniera palpabile e diretta la sua arte e le sue opere: all’autore milanese, venuto a mancare l’anno scorso, è infatti dedicata la mostra L’incanto del segno, presentata durante Etna Comics 2013, festival del fumetto e della cultura pop, la cui terza edizione ha avuto luogo presso il Centro Fieristico Le Ciminiere di Catania, dal 7 al 9 giugno. L’esposizione, curata da Marco Grasso, è stata introdotta da un incontro tenutosi nella sala conferenze della struttura ed ha potuto godere della partecipazione di personalità molto vicine a Toppi, come il suo agente Michel Jans (nonché patron della casa editrice francese Mosquito), Luciano Tamagnini, vicepresidente dell’ANAFI (Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione) e la moglie di Toppi, la signora Aldina. Per capire anche solo in parte l’importanza che ha avuto, durante tutta la sua carriera, l’autore meneghino, basta ascoltare Michel Jans: racconta difatti l’editore francese di essere stato contattato l’anno scorso dalla Cina, per organizzare a Guangzhou una mostra itinerante dedicata all’arte di Toppi. L’esposizione ha avuto un successo inaspettato e clamoroso, accogliendo milioni di visitatori provenienti da diverse parti del paese.
Un feedback più che positivo agevolato dall’incontro fra un’arte decisamente sperimentale come quella dell’autore de Il Collezionista e una nazione in cui il fumetto ha avuto sin dall’avvento di Mao una funzione non solo ricreativo-narrativa ma anche formativa: un crogiolo di lingue che trova omogeneità nell’illustrazione. Ciò che appare ancor più sorprendente è invece il seguito di illustratori e fumettisti cinesi che si sono rifatti al segno di Toppi sin dagli anni ’60, a testimonianza dell’influenza enorme del suo lavoro e del suo stile non solo in Europa (Francia, Spagna) ma anche in una parte del mondo così lontana, specie in un’epoca in cui la comunicazione globale non era nemmeno agli albori. Quali sono i dettagli che hanno permesso di scorgere lo stile toppiano? I tratti realistici innanzitutto: uniti ad un largo uso del bianco, rendono prorompente il disegno, che spesso e volentieri deborda, violando i confini della vignetta. Un approccio niente affatto manieristico e, proprio per questo, come sottolineato da Luciano Tamagnini, difficilissimo da scegliere come modello da seguire per il fumetto contemporaneo, non tanto da un punto di vista tecnico, quanto concettuale. Si contano sulle dita di una mano infatti gli autori che avevano scelto di seguire una poetica vicina ai canoni di Toppi, su tutti Giacinto Gaudenzi, illustratore e sceneggiatore di opere incluse anche in celeberrime raccolte quali L’Eternauta o Orient Express.
Le opere esposte durante la mostra esprimono mezzo secolo di carriera, da quelle più celebri, pubblicate anche su Corto Maltese, Sgt. Kirk, Ken Parker, fino a vere chicche, come alcune vignette firmate nel celebre Il signor Veneranda, lo stralunato personaggio creato negli anni ‘50 dall’irriverente Carletto Manzoni. Nonostante la già citata difficoltà (o impossibilità) nel trovare un erede dell’autore lombardo, si sottolinea la sua capacità di ritagliarsi uno spazio importante in contenitori nevralgici per lo sviluppo di diverse generazioni di fumettisti: tra tutte, Il Giornalino e Messaggero dei Ragazzi. C’è anche un pezzo di Sicilia nei lavori di Toppi: nel catalogo presentato durante la conferenza è presente anche la storia Verrà Orlando, realizzata nell’86 per il progetto Immagini di Sicilia, insieme ad altri celebri illustratori. In chiusura c’è spazio per una notizia che farà felici gli appassionati: a settembre 2013, l’Almanacco dell’Avventura della Bonelli renderà omaggio al disegnatore milanese, con la pubblicazione di tre storie firmate da Toppi, ovvero L’uomo del Nilo, L’uomo del Messico e L’uomo delle Paludi. L’esposizione catanese sarà invece visitabile fino al 28 giugno e costituisce un appuntamento che merita almeno una visione non solo per incontrare l’arte di un mostro sacro del nostro fumetto ma anche per rendere omaggio ad un uomo che non amava esprimere il proprio ego ma far parlare i suoi disegni.