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Seria A: un campionato figlio del suo tempo.

Creato il 23 ottobre 2012 da Lodovi

Seria A: un campionato figlio del suo tempo. La Seria A, il massimo campionato di calcio del nostro paese è ripartito il 26 agosto con l’edizione numero 111°.
Quella di quest’anno sarà caratterizzata per la prima volta da alcune importanti introduzioni legate allo svolgimento della partita; in particolar modo gli organi calcistici, pressati dalle infinite vicende del goal-non goal, hanno abbracciato le nuove direttive della FIFA riguardanti gli arbitri di porta.
Questa novità ha permesso di posizionare due sguardi in più per porta a difesa della legittimità del gioco, fin troppo spesso posta in discussione per le dispute che di volta in volta nascevano dalle moviole televisive. L’anno scorso durante il big match Milan - Juventus venne annullato ingiustamente un goal regolare, essendo la sfera entrata in porta di ben almeno cinquanta centimetri, scatenando le polemiche sulla moviola in campo o sull’utilizzo di altre tecniche per determinare se la palla abbia varcato o meno la linea, riportando alla luce intricate vicende passate del goal “fantasma”.
Seria A: un campionato figlio del suo tempo.La tecnologia nel mondo degli sport è già una realtà in molte discipline, ad esempio il cosiddetto occhio di falco, la suddetta tecnica è già presente da alcuni anni in tutti i principali tornei di tennis e permette in pochi secondi di rilevare se la pallina abbia oltrepassato o meno la linea del campo.
Un’altra novità del Campionato di quest’anno riguarda il numero di giocatori che possono sedere in panchina durante le partite: da questa stagione non sono più sette ma ben dodici, venendo incontro alle esigenze della società che si sono dimostrate da sempre favorevoli all’allargamento degli uomini a disposizione degli allenatori.
Se queste due novità introdotte nel nostro campionato hanno permesso un miglioramento dello spettacolo, per maggiore correttezza e un maggior scelta dei giocatori utilizzabili, sono ancora molti le lacune che scontiamo verso gli altri campionati come quello inglese o tedesco.
Il nostro calcio vive una stagione travagliata, gli alti ingaggi che venivano distribuiti alle stelle planetarie come Eto’o o Ibrahimovic (10 milioni netti a stagione a testa) non sono più sostenibili e a partire da questa stagione tutte le società hanno invertito la rotta tagliando il monte ingaggi di svariati milioni di euro. Il Milan e l’Inter hanno ridotto le spese per gli stipendi dei calciatori di almeno cinquanta milioni di euro ciascuna dalla stagione scorsa.
Inoltre come saprete dalla prossimo anno l’Uefa controllerà tutti i bilanci delle società che partecipano alle coppe europee, per impedire che i magnati del calcio versino cifre iperboliche a fronte di fatturati in continua perdita. Ora le direttive saranno queste: tanto guadagni tanto spendi, con una forbice di deficit ammessa per i primi anni dall’entrata in vigore del “Financial Fair Play”.
L’introduzione di queste nuove norme non stanno a significare che un presidente non potrà più acquistare giocatori o che non si potranno più fare investimenti ma solo che questi dovranno privilegiare i settori giovanili e le strutture del club.
Proprio le strutture rappresentano il vero tallone d’Achille giacché quasi nessuna squadra, tranne la Juventus, possiede un proprio impianto da gioco da poter sfruttare ma utilizzano impianti vecchi e obsoleti di proprietà dei comuni che non investono, giustamente, ingenti somme per la struttura.
Ciononostante qualcosa in questo senso si sta muovendo: la ristrutturazione dello stadio di Udine, il “Friuli”. Dopo un lunghissimo iter burocratico che ha visto coinvolti una moltitudine di enti fra cui comune, società, organi calcistici, banche di credito, si è arrivanti finalmente allo sblocco del progetto per ristrutturare l’impianto cittadino con capitali privati e a seguito della concessione comunale per lo sfruttamento del terreno per molti decenni; insomma non una passeggiata.
Per il primo colpo di benna si dovrà attendere ancora qualche mese ma il più è stato fatto, con tenacia certo; la ristrutturazione degli impianti sportivi è l’unica via per non perdere ulteriore terreno rispetto agli altri movimenti calcistici che lo hanno già o lo stanno facendo, rendendo gli stadi luoghi per famiglie in cerca di svago e non luoghi di violenza.
Lodovico Pradella

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