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Serve una grande moschea a fare di milano una citta’ internazionale?

Creato il 25 maggio 2011 da Barbarabarbieri

SERVE UNA GRANDE MOSCHEA A FARE DI MILANO UNA CITTA’ INTERNAZIONALE? 

Cominciamo a dire che la patente di metropoli  internazionale non te la da il travestirti o svilupparti come un’altra città, perchè ogni città pianifica il suo sviluppo sulla base della sua storia e dei suoi riferimenti culturali. Allora ricordiamoci sempre che Francia e Inghilterra sono stati in un momento storico relativamente recente dei paesi colonizzatori, così come gli Stati Uniti devono moltissimo agli afroamericani, anche Francia e Inghilterra hanno un debito di riconoscenza verso le loro ex colonie. In questo senso occorre leggere l’inserimento delle comunità islamiche in città come Londra, Parigi e Berlino. Dunque non sarebbe  certo la costruzione di una gigantesca moschea a fare di Milano una città internazionale. A fare di Milano una capitale internazionale sono il volume di affari e il business economico che ha saputo sviluppare dagli anni cinquanta in poi, i riferimenti e la vocazione all’apertura agli avvenimenti della cultura internazionale, per inciso Milano è la città italiana che offre ogni settimana la rassegna più numerosa e internazionale di eventi rispetto a tutte le altre città italiane, i due recenti musei inaugurati dall’amministrazione Moratti il museo della moda e quello del 900 hanno avuto un ampio eco internazionale e hanno contribuito a posizionare Milano al quinto posto nelle classifica delle città internazionali più visitate al mondo. A Milano, parola dei milanesi se questa conta ancora qualcosa e non si pretende invece che valga di più quella dei mussulmani che manifestano oggi in San Babila vestiti di arancione per Pisapia sindaco, non abbiamo affatto bisogno della costruzione della più grande moschea europea per sentirci una capitale mitteleuropea. Possiamo esserlo e abbiamo la vocazione per esserlo mantenendo le nostre caratteristiche. Questo se a differenza della cultura “vendoliana” imperante cominciamo a dare alle nostre affermazioni anche dei contenuti concreti e non ci inchiniamo al “Vendola pensiero” fatto di slogan e aria fritta. Io faccio parte della scuola di pensiero che crede che alle parole roboanti e alle immagini metaforiche debbono seguire contenuti e concretezza e se questi fossero realmente presenti probabilmente non ci sarebbe nemmeno bisogno dei funambolismi logorroici e delle metafore bizzarre e fantasiose tipiche dell’eloquio di Vendola. Il progetto della costruzione a Milano della più grande moschea europea, inserito da Pisapia nel suo programma, va invece valutato anche e soprattutto nell’attuale contesto storico e politico e nelle sue eventuali implicazioni. Certo è che la realizzazione di una struttura religiosa e di un centro culturale di queste proporzioni attirerebbe la presenza a Milano di numerose presenze di sostenitori del fondamentalismo islamico da tutta Europa, ma soprattutto dai paesi del nord Africa e del Maghreb, da dove, dopo gli eventi politici dei mesi scorsi, sta arrivando un’ondata migratoria epocale e difficile da controllare. Una enorme moschea a Milano, equivarrebbe a un enorme centro di aggregazione per il fondamentalismo islamico insediato nel nostro paese, cioè proprio alla porte dell’Europa. Francamente in questo momento storico, questa non mi pare una scelta intelligente se la valutiamo sia in un ambito politico interno, sia in un ambito di politica internazionale, ma è ovvio per arrivare a queste mie ultime considerazioni, occorre ragionare su contenuti e concretezza e andare oltre gli slogan vendoliani.

Barbara Barbieri, 25 maggio 2011


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