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La copertina di Santoro Vitti na crozza ….
Sono anni che passiamo davanti a quei morto che quasi non li vediamo più.
Il presidente dice che quelle stragi erano un ricatto, ma noi non abbiamo più voglia di scoprire la verità su quel ricatto.
Santoro ha poi parlaro del codice d'onore della mafia secondo Grillo: avevano l'onore gli assassini della signora Asta, gli assassini di Rizzotto o De Mauro?
Santoro ricorda gli attimi dopo l'attentato in via Fauro: ho visto il cratere della bomba, ho visto gente che mi guardava con aria smarrita. Manganelli che scuoteva la testa incredulo: la mafia colpiva con determinazione fuori dalla Sicilia.
Gli uffizi, via Fauro, Palestro.
Perché quelle bombe? Perché quelle bombe si chiedeva anche Maria De Filippi, la compagna di Costanzo.
Le stragi secondo qualcuno sarebbero controproducenti, perché portano ad una reazione da parte dello Stato. Ma quella Sicilia dei balconi contro la mafia, contro il pizzo, la staffetta di Samarcanda con Costanzo, le rivolte popolari dopo Capaci, quelle cose sono avvenute prima delle stragi.
Dopo quelle stragi è arrivata una rassegnazione.
Le bombe sono arrivate quando abbiamo sperato di diventare una democrazia normale.
Se fossimo diventati un paese normale, ora potremmo interrogare i morti che forse risponderebbero alle nostre domande.
Vitti na crozza … Caro Borsellino, in una democrazia vince chi prende più voti. Volevamo diventare così e forse per questo ci furono le stragi.
Ma oggi Renzi dice che il futuro è cominciato. Vorrei chiederlo a Borsellino se siamo già nel futuro.
Ma il morto, come nella canzone, non risponde. Ci sono oramai due teorie, due scuole di pensiero, quando si parla di trattativa: la prima, quella degli ex negazionisti, ora giustificazionisti, dice che la trattativa ci fu ma lo sapevano tutti. E che questa trattativa servì a salvare le vite umane. “Benedetta trattativa” diceva ieri sera Sallusti. Alla fine, la guerra alla mafia l'ha vinta lo stato. Lo stato di cui il generale Mori fa parte. Abbiamo arrestato i peggiori boss della mafia, abbiamo confiscato beni per milioni di euro. La deposizione di Napolitano? Inutile e vergognosa per le istituzioni. Lo sapevamo tutti … Peccato che, questa soluzione che mette a posto la coscienza ma stona coi fatti, non stia proprio in piedi. Prima di tutto, la trattativa non salvò vite umane. La mafia continua ad uccidere. Dopo una trattativa i generali si scambiano i prigionieri per finire la guerra. Ma qui si è fatta la pace con una organizzazione criminale, assecondando alle loro richieste, rispondendo al loro ricatto. Lo sapevano tutti: ma nessuno lo ha mai messo per iscritto. Nessuno lo ha mai comunicato ai magistrati. Nè Mori, che non ha comunicato a Caselli della mancata vigilanza sul covo di Riina. Che non ha comunicato ai magistrati dei contatti con Ciancimino. Ciancimino che voleva appoggi politici da Mancino e da Violante. Ma nè Violante né Mancino ricordavano, o hanno mai comunicato la cosa. L'udienza di Napolitano è stata utile perché ha messo agli atti quello che “tutti sapevano”: ovvero che i vertici delle istituzioni sapevano che erano bombe di mafia (e non del terrorismo serbo, come dal rapporto del Cesis, forse uno dei tanti depistaggi). Che quelle bombe, dopo mesi di silenzio da via D'Amelio, erano un aut aut allo stato. O alleggerite la pressione sui boss nelle carceri (che stava causando l'ondata di pentimenti) oppure andiamo avanti nella nostra deriva eversiva. Mettendo a rischio la tenuta delle istituzioni. Per questo si arriva alla frase del presidente Ciampi, che dopo le bombe a Roma nella notte del 27 luglio 1993 arriva a temere un colpo di stato. Tutti avevano percezione del ricatto e tutti sono stati zitti. Non hanno approfondito, non hanno aiutato i magistrati a capire. Anche il presidente, dopo aver letto le parole di D'Ambrosio scritte nella lettera (dove parla degli “indicibili accordi”), non ha approfondito, non ha chiesto conto al suo consigliere giuridico. Che era stato al ministero della giustizia negli anni delle bombe. O forse, come ha raccontato Travaglio, forse ha preferito essere reticente e non dire ai pm cosa D'Ambrosio gli ha risposto.
Travaglio sulla testimonianza di Napolitano: il presidente ha dimostrato che l'articolo 3 è vero, almeno una volta. La sua testimonianza è stata un bel segnale: è stata utile ai pm, oltre al fatto che è stato un segnale importante per fare luce sulla verità.
Nell'estate del 1993, quando la mafia colpì nel continente, i vertici dello Stato avevano capito subito che erano i corleonesi e il movente era l'aut aut. O lo stato allenta il carcere duro o sarebbero andati fino in fondo con la destabilizzazione.
Fino ad oggi nessuno l'aveva messo a verbale.
I politici finora avevano detto che non si sapeva la matrice delle stragi.
Conso dice che ha tolto il 41 bis, non sapendo che le stragi erano dei mafiosi, che c'era un ricatto. Il reato si chiama violenza a corpo dello stato e rispondono sia i mafiosi che i politici che hanno aiutato i mafiosi a ricattare.
Napolitano ha detto la verità, l'ha messa nero su bianco, sul ricatto.
Ma è stata solo la mafia?
Sabina Guzzanti: chiaramente è stato così. Coi problemi che abbiamo, perché si parla ancora della trattativa?
La trattativa è un momento speciale in questo paese, in cui si è impedito quel cambiamento. Grazie a quelle stragi coperte dalle istituzioni e fatte dalla mafia.
Le stragi e la trattativa è servita a far cambiare la politica (in superficie) senza cambiare le persone.
La trattativa conduce ad un'ala eversiva di terrorismo, servizi deviati che ha sempre usato al violenza per impedire un cambiamento radicale, democratico.
Da quel momento l'Italia è rimasta sempre un paese identico.
Sallusti: c'è un abisso tra la drammaticità di quei giorni e la buffonata dell'altro giorno.
Nei giorni successivi, i giornali scrivevano già del ricatto dei corleonesi.
I giudici di Palermo non sono competenti per indagare su quei fatti e il loro teorema che può essere vero, ma fu necessario per fermare le stragi.
Ma dopo quegli anni, sono stati arrestati boss mafiosi, sono stati sequestrati beni ingenti ai mafiosi.
“Credo che per prendere Bin Laden anche Obama abbia trattato con qualche terrorista .. benedetta trattativa”.
L'Italia del 92 è ben diversa da quella di oggi.
È la linea di Scalfaro e del ministro Conso.
Ma le cose non sono andate proprio così, dicono i magistrati di Palermo.
Santoro ha proposto una finta intervista a Scarpinato, procuratore generale a Palermo.
Intervista in cui il conduttore fa parlare il magistrato sull'assoluzione di Mori: assolto perché la corte non conosceva tutti i fatti.
L'arresto di Riina: Mori ha sempre tenuto il modus operandi di uno che lavora nei servizi. Ha nascosto o falsificato la verità. Mori era nei servizi nel 1972, con Miceli, iscritto alla P2.
Mori fu allontanato dai vertici dei servizi, perché forse non si fidavano, eseguiva intercettazioni abusive sui superiori, aveva rapporti con Licio Gelli.
Mori aveva una fonte, della destra nera, fratello dell'avvocato di Ciancimino.
Le nuove carte danno una nuova chiave di lettura sul ruolo di Mori, nella lotta alla mafia.
La chiave di lettura che lega lo stragismo degli anni settanta, della destra eversiva, e quello mafioso.
Secondo intervento di Travaglio:
Una volta erano tutti negazionisti, sulla trattativa, oggi sono giustificazionisti. Benedetta trattativa.
Ma lo stato premia i mafiosi che consegnano Riina ai carabinieri del Ros, e premia anche gli ufficiali del Ros che non hanno catturato Provenzano a Mezzojuso, e Santapaola nel 1993.
La versione ufficiale del ROS ha permesso l'assoluzione di Mori al processo di primo grado per la mancata cattura di Provenzano.
Il pg Scarpinato ha scoperto che esiste una verità diversa: il pomeriggio della mancata cattura di Santapaola i Ros parcheggiano le auto davanti le villa di Fortunato e altri fanno irruzione nella casa. Per mettere sull'avviso il boss che abitava nella casa a fianco?
Dopo la trattativa, non c'è stato solo scambio di prigionieri, ma una calata di braghe.
Santapaola è stato poi arrestato pochi mesi dopo, ma non dal Ros.
Anche Mori è lo stato, dice Sallusti. Che non si fidava dei magistrati di Palermo.
Pentito Di Matteo: intervistato da Ruotolo dice che il covo di Riina è stato veramente perquisito. Così gli ha riferito Balduccio Di Maggio.
Fra Capaci e via D'Amelio Bruca gli ha parlato della trattativa, tra politici e Riina.
Di Maggio gli dice che i carabinieri sono andati a svuotare la casa di Riina, per prendersi i documenti più importanti, di cui Di Maggio non poteva parlarmi.
Avvocato Cianferoni, difensore di Riina: il generale Mori ha fatto il suo lavoro in modo pulito, come gli è stato chiesto. Dovremmo contestualizzare l'operato di Mori nel 1992-93 per giudicare meglio il suo operato.
Ritengo sia un falso scopo questo discorso sulla trattativa, condotta da Mori.
Nel 1991-93 il Ros non è solo Mori ma è una struttura agguerrita che ritroviamo in tanti passaggi di quegli anni. Come il falso golpe di Saxa Rubra.
L'autonomia eccessiva del Ros l'ha portato ad avere un ruolo di supplenza, nei confronti dello stato, per la lotta alla mafia.
Dice di essere stato mandato a Palermo a fare una specie di trattativa, dallo stato, assieme a De Donno. Ha operato come il colonnello Luca, per catturare il bandito Giuliano.
Ma il ministro era Mancino e non Reale (come ai tempi di Giuliano e Pisciotta).
A domanda, Ciancimino dice che le bombe arrivano per bloccare le inchieste sulle tangenti.
Non possiamo addossare a Riina tutte le colpe.
Martelli: le trattative, le azioni del Ros sono state fatte senza il supporto e l'ok della magistratura. Conso dice che a fatto da solo, quando ha voluto dare un segnale all'ala moderata di cosa nostra, con la scarcerazione dei detenuti.
Un segnale di disponibilità all'ala moderata da parte del ministro di giustizia. Un'assunzione di responsabilità che gli fa onore in un certo senso, ma che è difficile da credere.
Anche Mancino ha detto il falso, sull'incontro con Borsellino e sul fatto che io non l'avessi avvertito del comportamento del Ros che non informava ne i magistrati né la Dia.
Mori è un ufficiale insubordinato, con un comportamento ad alto rischio.
Mancino come fa a dire che non è stato informato sugli atti sul 41 bis, le revoche, quando era membro del comitato di sicurezza?
Mancino sapeva che esistevano nella mafia due correnti: Riina e Provenzano.
Conso ha deciso delle scarcerazioni in assoluta solitudine? Impossibile, sicuramente il pres. Della Repubblica sapeva.
Altro punto oscuro dove in tanti mentono è la sostituzione di Amato con Capriotti al Dap, col vice Di Maggio.
Infine, l'incontro chiesto da Mori per conto di Ciancimino a Violante: nelle sue memorie di Violante dice che l'incontro era una questione politica. Cosa significa?
Il punto di Gianni Dragoni.
Costo azioni della società mafia spa: avrebbe un fattuato da 150 mld di euro anno. Quattro volte la manovra di Renzi.
Guzzanti sulla mancata perquisizione del covo: la perquisizione è un momento importante della trattativa. Significherebbe che i servizi segreti e il Ros avevano poi in mano i segreti della mafia.
Cosa nostra continua la sua attività e passa di gestione: dalla gestione Riina alla gestione Provenzano. La mafia cambiava pelle, entrando nello stato. Coi soldi della mafia ci si compra pezzi di democrazia, appalti, voti.
Per combattere la mafia servirebbe chiarire cosa è successo in quegli anni, ma servirebbe che iniziassero a parlare i protagonisti di quegli anni.
Anche magistrati come Caselli, che ha dato una spiegazione poco plausibile.
L'avvocato Cianferoni sembrava voler più difendere Mori che Riina, chedendosi e chiedendo alle persone presenti che vantaggi avrebbe avuto Riina dalla trattativa.
Ma l'arresto di Riina è stato grazie a Di Maggio oppure è stato grazie alla trattativa con Provenzano?
E l'opinione pubblica si è bevuta una versione di comodo, istituzionale, con gli eroi e i cattivi?
“E' stato un momento di pacificazione istituzionale”.
Travaglio: penso che Provenzano ha consegnato Riina e poi è diventato intoccabile.
Travaglio contro Sallusti: quando Mori ha trattato con Ciancimino, quando non ha perquisito il covo, quando non ha arrestato Provenzano, non era nei servizi. Doveva rispondere alla procura di Palermo e al generale dell'arma.
Dagli incontri tra Mori e Ciancimino è poi partita la strategia stragistica, nella versione della procura di Palermo. Le stragi del 1993.
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