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Servizio pubblico – Libertè! Egalitè! Fraternitè!

Creato il 09 gennaio 2015 da Funicelli
Allons enfants de la patrie … non potevano che essere queste parole ad aprire la copertina della prima puntata di Servizio pubblico del 2015, dove ci si è occupati del fondamentalismo islamico a partire dalla strage di Parigi.. Sulla morte dei giornalisti del giornale satirito, Santoro è stato chiaro: “una vignetta è un racconto .. il vignettista è un lavoro difficile e pericoloso, perché con una sola immagine deve fare un racconto, che deve essere violento e feroce”. Deve essere chiaro che nessun racconto deve avere la forza di offendere Dio, nessun Dio. Ad essere feriti dalle vignette sono i nostri giudizi e pregiudizi: parliamo delle offese ai nostri pregiudizi su Dio. Ora la Le Pen chiede per i due terroristi la pena di morte, e poi vuole difendere la cristianità.
Ma che parliamo a fare ..

Cosa farebbe la Le Pen con la moltitudine multirazziale di Parigi? Faremmo un nuovo apartheid? Santoro ha ricordato un viaggio in metrò in cui si è trovato in carrozza assieme a gente di razze diverse. Gente che aveva negli occhi la speranza di un mondo con libertè egalitè e fratenitè. Schiantiamo i terroristi, dicono ora i politici: ma ci stiamo misurando con un nemico che è figlio della nostra stessa società. Voi che urlate “sono Charlie”, ricordatevi che sono morti perché hanno rifiutato la scelta militare. La puntata è cominciata con le immagini di Parigi, della la folla scesa in piazza a difesa della libertà, dell'egalità, della fratertnità: la miglior risposta al terrorismo. Mi piace il pensiero di vivere in un paese senza paura, dove si vive senza paura”.
La giornalista di Servizio pubblico è andata nel quartiere S. Denise, una banlieu fuori il centro di Parigi.
Secondo voi sono terroristi – la domanda ai ragazzi? Non lo so - rispondono. Sono ragazzi arabi, giovani, che non amano che si scherzi sul profeta e non sugli ebrei. Per prendere voti si generalizza, la politica generalizza, dice un ragazzo di colore.
La polizia arriva subito: qualcuno che non ha gradito la domande sull'islam ha chiamato le forze dell'ordine. Non è un bel segnale.
La parola alla satira. Vauro fai vedere che hai le palle, fai una vignetta su Maometto”
Noi, più che le palle preferiamo far vedere il culo e la lingua dello sberleffo, ha risposto Vauro alla provocazione.
I morti di Charlie Hebdo non lavoravano per far vedere le palle: la satira è quello che maggiormente è antieroico. Oggi ci chiedono di schierarci.
Ma chi sono, noi e voi? La satira è un gioco, nella creatività c'è un gioco: la fantasia di immaginare.
Mio figlio mi ha detto: “babbo sta finendo l'empatia dell'umanità”. L'uomo non riconosce più l'altro uomo come se stesso.
Dicono che devo disegnare Maometto, è un obbligo. Vauro ha ricordato quando, a Kabul coi talebani, ha pitturato le pareti dell'ospedale con le immagini dei bambini. Vincino: “mostro il petto”, la sua vignetta. Ma state attenti che ho gli Stent, non li sprecate. La satira è un treno che va a scontrarsi coi dogmi, con le religioni, è una messa in discussione totale. Se ti poni dei limiti, non puoi fare satira. Ruotolo: da Parigi il giornalista ha sottolineato come gli apparati di intelligence si siano dimostrati impreparati. Nel 2012 c'era stata la strage a Tolosa: si doveva riorganizzare i servizi dissero i socialisti. E lo stesso dovranno fare ora: uno degli attentatori era già stato arrestato e condannato. Erano persone ben conosciute, ma l'intelligence era preoccupata di quelli che andavano in Siria, piuttosto che del nemico interno. Una sottovalutazione del pericolo. Andrea Casadio ha mostrato un servizio sulla fuga degli attentatori. A Reims, nel quartiere di Chérif ci sono quelli che condannano il gesto ma anche quelli che parlano di complotto e dicono che è una montatura. Che Charlie Hebdo era un giornale fascista. La prima domanda che Santoro ha rivolto al ministro Gentiloni è stata “Ci sono dei pericoli che corriamo in questo momento, in Europa e in Italia”? Gentiloni: il fenomeno di cui parliamo è quello di persone che sono andate combattere nel califfato e poi sono tornati nel loro paese. Un problema che riguarda in particolare Francia e Inghilterra. In Italia parliamo di 50-60 persone, ma sono sufficienti per creare una minaccia. Nella propaganda dello stato islamico, si parla di issare la bandiera nera su Roma. Siamo in un crinale – ha detto il ministro: i ragazzi delle periferie hanno opinioni oscillanti. C'è un'organizzazione che controlla un territorio vasto, che ha fatto pulizia etnica sterminando migliaia di persone, hanno violentato donne Yazide. Hanno soldi, fanno contrabbando di petrolio, sono un attrattore per individui, che vive in condizioni disperate, gente che sceglie di andare a combattere. È un rischio enorme: ma non si deve confondere questo rischio con l'islam. Sulle responsabilità occidentali: c'è una incertezza dell'Europa su quello che si deve fare in Siria. Si deve aiutare chi combatte il califfato e il regime, o si deve continuare a bombardare. L'incertezza da fastidio agli arabi, che vedono solo le bombe. Gentiloni non sposa la scelta della guerra di terra. Alcuni interventi militari sono stati un errore: per combattere lo stato terrorista si fanno bombardamenti aerei, che evitano i genocidi dei civili. E poi ci sono aiuti ai pershmerga curdi, gli unici che combattono sul terreno. Vauro: quelli che oggi chiamiamo terroristi, molti li abbiamo armati noi. Cosa fa il governo per non confondere islam e terrorismo? Per combattere lo stato terrorista servono i caccia F35? Dice il ministro che serve la cooperazione. Forse, se avessimo i soldi che rimangono dopo gli f35. Dice il ministro che servono volontari, e se poi vengono rapiti (come le due ragazze italiane poi attaccate dai giornali di destra), che facciamo? Il servizio sui musulmani a Vobarno: la comunità islamica ha organizzato un incontro con la popolazione locale. Spiegando come Isis e Islam non abbiano nulla in comune. Ma se chiedi ai ragazzi leghisti un parere (su integrazione, su Islam, sull'estremismo) queste le risposte: perché anziché chiedere la moschea non vengono in chiesa con noi? Perché non si vogliono integrare con noi? L'intervento di Ferrara: questa è una guerra e si deve dare una risposta militare, politica, tecnologica. Serve bombardare e un esercito da 200mila uomini che radono al suolo lo stato islamico. Si è detto che esportare la democrazia è una bestemmia e abbiamo importato il terrorismo islamico. Ricucci (giornalista): 88000 uomini danno la caccia a due cretini. Contrastare questo terrorismo è molto complicato. Il giornalista ha smontato alcuni assunti sull'assalto che erano venuti fuori nei primi momenti: non si può parlare di attacco militare, perché è stato un attacco banale di due ragazzi, che hanno ucciso tutti quelli che hanno incontrato. Non c'è stato il salto militare rispetto ai precedenti assalti. Il punto è che noi stato occidentale siamo limitati in questa difesa, perché la polizia non è preparata per fronteggiare questi attacchi. Riferendosi ad uno dei due ragazzi, ritenuti presunti responsabili dell'assalto, non è detto che siano andati in Siria e all'uomo in taxi hanno parlato di Al Qaeda. Dunque potrebbe essere una strage organizzata da AL Qaeda, in concorrenza con lo Isis, per la supremazia dentro l'estremismo. Il nostro problema è nato in Siria: un popolo si è rivoltato al dittatore e noi non li abbiamo aiutati. Ad aiutare i siriani sono arrivate le persone della jihad. Syed: coord. Comunità islamiche Quando si dice che si deve fare la guerra, bisogna chiarire chi sia il nemico? È l'islam? Se vengono uccisi bambini a Peshawar non è guerra, come quando invece si uccidono giornalisti parigini? In quanti hanno condannato gli attentati alle moschee? Oggi il ruolo degli intellettuali dovrebbe essere quello di chiarire i confini, del noi e voi, chiarire la natura di questi atti. La stragrande maggioranza dei musulmani non sono il nostro nemico, non sono terroristi. Le vignette di Vauro e Vincino Travaglio: Libera satira in libero Stato


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