Libero, libera, liberi tutti
Libero l’albero e libero il seme
Liberi i belli di essere brutti
Le volpi furbe di essere sceme
Il fiume è libero d’essere mare
Il mare è libero dall’orizzonte
Libero il vento se vuole soffiare
Liberi noi di sentircelo in fronte
Libero tu di essere te
Libero io di essere me
Liberi i piccoli di essere grandi
Liberi i fiori di essere frutti
Libero, libera, liberi tutti
Bruno Tognolini, Filastrocca libera (Melevisione)
Codex Seraphinianus, 1976-78
Si legge sull’enciclopedia Treccani: «La nozione di Sessantotto non si riferisce solo all’anno 1968, ma a una più ampia stagione (tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta) di ribellione delle giovani generazioni, attratte dall’ideale di rivoluzionare la società e la politica».
Si contestava la politica imperialista, le discriminazioni razziali e sessuali, il disagio della stragrande maggioranza dei lavoratori, il divario tra la politica e la vita reale, la lentezza della scuola rispetto a un mondo in continua evoluzione.
Sono le stesse problematiche di oggi, cambia la forma ma non la sostanza. Si dice allora che il Sessantotto non ha cambiato la realtà delle cose ma la mentalità delle persone, che è stato una grande rivoluzione culturale. Fallita, almeno in parte, solo perché incapace di tradurre le rivendicazioni di libertà in realizzazioni concrete.
La libertà è la facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo, dice sempre la Treccani.
La cultura è organizzazione, dicevano gente come Gramsci e Gobetti.
C’è sempre tempo per fare un nuovo Sessantotto. È l’augurio più bello e più grande che oggi mi sento di fare.
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