Terminata questa breve digressione personale, volevo concentrarmi sul fatto che negli anni trascorsi prima dell'università (ad eccezione ovviamente dell'ultimo anno di scuola superiore), già quando maggio è alle porte si respira un'aria di libertà: la rinascita della natura è ormai compiuta, le giornate sono sempre più serene e soleggiate, il sole inizia a procrastinare il suo tramonto e viene voglia di uscire, correre, divertirsi e far festa. Anche chi ha debiti da recuperare può infine permettersi, anche se in misura minore, dei respiri di sollievo. Dopo metà giugno, i giochi sono fatti: arrivederci e grazie, si va al mare a festeggiare. Dall'ultimo anno di liceo tutto cambia radicalmente: interrogazioni, compiti e simulazioni di prove d'esame a non finire, tesina da ideare e scrivere (io l'ho finita di battere la sera prima della seconda prova, figuratevi), ritmi sempre più serrati, rapporti umani con qualsiasi individuo che vengono messi alle strette e sotto pressione.
Ecco, i sintomi di tutto ciò che si è vissuto nel periodo critico della maturità si ripetono ciclicamente per quanto riguarda le sessioni d'esame universitarie; stress, stress, ancora stress (l'avevo già detto?), periodi in cui si alternano il cazzeggio nullafacente e lo "studio matto e disperatissimo", ossia la disperazione per non aver studiato nei giorni precedenti: quanto allora ogni ora al computer o fuori casa volava via senza rimpianti, tanto adesso ogni secondo è prezioso e non deve essere sprecato (ma infatti perché sto scrivendo?).
Durante le sessioni autunnale e invernale lo stress da studio, seppur mal conciliandosi con il nostro animo, trova l'attenuante del brutto tempo: la pioggia, delle condizioni atmosferiche pessime e un cielo nuvoloso di sicuro non hanno l'effetto di metterci di buon umore, ma d'altra parte nemmeno ci offrono argomenti convincenti per uscire (anche se, come ho letto ultimamente su una pagina di Facebook, oramai si è disposti ad annoiarsi piuttosto che studiare, e non si hanno tutti i torti...)
Pensiamo invece a maggio, giugno, luglio: mesi in cui inizia a fare veramente caldo, e in cui inizi a vagare nei grandi parchi e distese erbose all'interno di Roma alla ricerca di un po' di brezza; ovvero cominci a sentire il richiamo del mare delle coste capitoline che, cosciente della sua inferiorità rispetto ad altri numerosi lidi nostrani, punta sull'afa e sulla noia per arricchire il suo piatto di gente che cadrà nelle grinfie delle sue onde, sporche ma pur sempre fresche (anzi, a volte le due cose vanno di pari passo).Noi studenti universitari siamo dunque immersi in questo ossimoro durante i mesi della sessione estiva che ci separa da un'estate comunque non più totalmente serena, in quanto la sessione autunnale dista solo un mese e mezzo dai lidi vacanzieri.
Insomma, generalizzando per chi legge e magari sta ancora facendo le superiori (ma non solo per loro): vivete a fondo le vostre esperienze e non abbiate fretta di crescere, il tempo che passa non ve lo restituirà più nessuno. (Ok, questa frase in effetti c'entrava poco col post...)
LicealenostalgicoLuciusDay



