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Sette cantieri

Creato il 06 gennaio 2011 da Patuasia

Riceviamo da Legambiente e volentieri pubblichiamo.

In questo periodo viene sottoposto a VIA un complesso progetto di ampliamento della Centrale idroelettrica di Chavonne (Comune di Villeneuve) che dovrebbe aumentare la produzione di energia dagli attuali 140GWh annui ai 371GWh previsti a opere ultimate.

Questo specifico progetto ci preoccupa più di altri. Si articola in 7 cantieri: Crétaz (costruzione di una diga), Plan Pessey, Poignon e La Nouva in Val di Cogne; Pont du Loup e Fenille in Valsavarenche e infine il cantiere della nuova centrale di Chavonne. A questi vanno aggiunti il cantiere di costruzione della nuova condotta forzata e lo scavo delle gallerie per convogliare le acque dalle due vallate al nuovo pozzo piezometrico di Poignon. Il 52% di queste opere ricade nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Come ambientalisti riteniamo che si stia creando in Italia, come dimostra anche il recente smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio, un clima si svilimento del sistema delle aree protette. Se le opere in progetto per Chavonne saranno approvate, verrà fatto un ulteriore passo in questa direzione. I rigidi regolamenti in materia di costruzioni ai quali i residenti nei Parchi devono sottostare hanno suscitato nel tempo varie resistenze, ma non c’è dubbio – e oggi molti residenti se ne rendono conto – che hanno conservato un territorio che attira visitatori anche dall’estero e consente un turismo di qualità. Ora, invecequalcuno si è messo a considerare le risorse presenti nel Parco come fonti sfruttabili di arricchimento e a progettare un’opera che modificherà pesantemente (come lo stesso Studio di Impatto Ambientale in alcuni passaggi ammette) l’aspetto di due vallate. Chavonne ha bisogno di essere ristrutturata? Benissimo, ma senza alterare lo stato di parziale wilderness (il più possibile vicino a quello di natura) che dovrebbe caratterizzare un’area protetta e senza compromettere il turismo con enormi cantieri e stravolgimenti dovuti alla necessità di smaltire le grandi quantità di smarino che scavi del genere comportano.

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