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SETTEFOLLI (1982) di Marcello Ciorciolini

Creato il 25 aprile 2010 da Close2me

settefolliSettefolli sta a Giorgio Bracardi come Berlinguer ti voglio bene sta a Roberto Benigni: un’opera incentrata unicamente (e totalmente) sull’attore comico, priva di inutili fronzoli registici o intromissioni estetiche e concettuali di altra natura. Un film tv della durata inferiore all’ora che Ciorciolini, con devoto distacco, confeziona per la televisione di Stato all’interno della serie Che fai, ridi?.
“Il film si sviluppa come un documentario dove il narratore illustra lo svolgersi di una giornata tipica del paesello, dall’aspetto piuttosto isolato. A dispetto di cio’ gli abitanti sembrano ricchi di interessi culturali e sociali: in piazzetta si legge il Financial Times, dopo il lavoro si partecipa a dibattiti, tavole rotonde, iniziative artistiche. Del resto la comunità vanta tra i suoi anziani concittadini diverse dotte personalità: storici, musicisti, scienziati, reduci di guerra, i quali arricchiscono la popolazione tutta con la loro esperienza, arte o scienza. Un giorno un ricco sceicco arabo disturba la quiete del paese, presentandosi in fuori serie con il suo corteo di mogli, intenzionato ad acquistare le mura e le donne del villaggio. Ma dovrà vedersela con la vecchia guardia Settefollina”
Povera, minimale e scarna fino all’osso, l’opera incentrata sull’ipercinetico Bracardi difende – nonostante tutto – una poetica ben precisa, di stampo teatrale, indirizzata con forza al valore assoluto dell’”animale comico”. A stravolgere le attese suggerite dal titolo, è innanzitutto la messa in scena di ben otto personaggi tipici. Figure barocche accomunate da una natura irrequieta, apparentemente aggressiva, in realtà rappresentative di archetipi sociali di inquietante modernità, il cui fattore comune sembra essere la totale incompatibilità con l’”altro”. Nessuno in sostanza sopporta nessuno: il macellaio fascista Catenacci vive nella nostalgia del ventennio, il professor Marcellini lancia continui anatemi contro l’attuale Paese (L’Italia scioperona, l’Italia della cosciona, l’Italia culona!!) o, in alternativa, la soluzione è quella di isolarsi in carbonare microrealtà (il DJ della radio di paese).
Una visione difficile, magari inadatta al vasto pubblico, che ha tuttavia l’innegabile merito di valorizzare le notevoli capacità camaleontiche del comico romano, peraltro già abbondantemente dimostrate a mezzo radiofonico nella trasmissione cult Alto Gradimento, ideata nel 1970 da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni (in cui già figuravano, ben delineati, diversi personaggi riproposti nel film di Ciorciolini).


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