Rivederlo in campo domenica contro il Siena, ha riacceso in me la curiosità per il mistero Grosso. Più che un calciatore un incubo ricorrente.
Grosso Fabio nasce a Roma nel 77. Sono i cosiddetti Anni di Piombo,di cui rimarranno tracce indelebili nella memoria di questo Paese e nei piedi di Grosso.
La sua inspiegabile carriera ha un abbrivio che sconfina nell’assurdo: Fabio Grosso nasce trequartista. Appurata la sua totale incapacità di leggere le situazioni di gioco – per non parlare della palese impossibilità per lui di impattare anche casualmente ma in maniera logica la pelota – l’allenatore del Perugia Serse Cosmi lo sposta sulla fascia sinistra sperando di allontanarlo quanto più possibile dalla sua vista.
Siccome è un bell’uomo viene notato dal Palermo. Qui trova continuità di rendimento e grazie a una misconosciuta regola che garantisce la convocazione in Nazionale a categorie protette tipo “giocatori coi piedi di piombo che militano in squadre siciliane”, Marcello Lippi lo inserisce nella lista per i Mondiali in Germania.
I successivi accadimenti sono storia o – per meglio dire – storiella. Fabio Grosso si ritrova nel posto giusto al momento giusto in tutte le occasioni decisive che porteranno alla vittoria della Coppa. Procura il rigore a Totti nella partita contro l’Australia, segna la rete del vantaggio in semifinale contro la Germania, interpreta la sorella di Zidane nell’insulto di Materazzi, tira il rigore decisivo nella finale. Fabio Grosso è Campione del Mondo, ma soprattutto Fabio Grosso è Forrest Gump.
Dimentichi del fatto che Forrest Gump non ha un sequel, all’Inter lo acquistano per mettere su la squadra che dovrà vincere il primo scudetto barzelletta post-Calciopoli. Grosso finisce in panchina, sostituito da un passante, e poi va al Lione.
Dimentichi del fatto che quelli che frequentano Forrest Gump muiono in circostanze tragiche mentre lui sopravvive a tutto e a tutti, alla Juve si convincono che sia il caso di regalargli la possibilità di tornare in Italia. L’idea è di Lippi, il cui disegno è evidentemente quello di distruggere le squadre in cui ha fatto bene in passato per lasciare macerie e ricordi di merda. In quest’ottica va visto il suo ritorno sulla panchina della Nazionale e l’inserimento di Grosso nella lista dei preconvocati per il Sudafrica. Alla fine, la presenza di Cannavaro e Iaquinta sarà ritenuta sufficiente per ottenere la giusta umiliazione e Grosso verrà lasciato a casa.
La Juve per due anni prova a venderlo e – ovviamente non riuscendovi, chi cazzo se lo comprerebbe Forrest Gump? – per due anni lo mette fuori rosa. Ma la maledizione di Forrest Grosso Gump si abbatte sui terzini sinistri – o pseudo tali – della Juve: infortuni, squalifiche, cavallette, Traoré. Entrambe le volte il terzino romano si ritrova di nuovo in campo, di nuovo titolare.
E domenica scorsa, eccolo lì, incapace anche solo di immaginare un cross, ebbro della sua stessa inutilità, impacciato con la maglia numero 6 che fu di Scirea – ma in effetti anche di De Marchi – con quella faccia che sembra chiedersi che ci faccio qui?come ho fatto ad arrivarci? Che ne so Grosso, che ne so. L’importante è che ora corri: corri Forrest corri, e vedi d’annatene a…
Mr Montag