Migliaia di persone, in attesa, per una casa popolare. Centinaia sfrattate perché morose. E’ crisi nera in provincia di Alessandria. I dati sono di per sé sconvolgenti, anche se non descrivono i drammi famigliari di chi rischia di essere buttato in mezzo ad una strada, insieme a moglie e figli. 1.680 persone attendono un alloggio di edilizia popolare (solo ad Alessandria 660, 217 a Novi, 226 a Casale Monferrato, 169 ad Acqui, 85 ad Ovada, 170 a Tortona, 140 a Valenza). Da fonte sindacale solo il 14% delle richieste viene soddisfatto. In dieci anni i canoni per affittare un alloggio sono lievitati del 120% e le spese condominiali hanno fatto il doppio giro: 220%. Dei 428 sfratti esecutivi ad Alessandria, 400 sono per morosità.
Per cercare di mettere una pezza alla fame di case a poco prezzo – in molti non riescono a sostenere le spese mensili – la provincia, i sindacati ed alcune fondazioni bancarie, hanno stipulato un accordo che prevede aiuti economici e non solo. Il fondo di garanzia è stato aperto con i 15 mila euro della Provincia e della Fondazione Cassa di Torino (ciascuno) e i centomila della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Per accedere ai fondi “una tantum” bisogna essere residenti in provincia di Alessandria da almeno sei mesi (non importa la nazionalità, purché regolari) ed avere un reddito ISEE “adeguato”. Conta anche la composizione del nucleo famigliare.
La vera novità è il tutor per il sostegno abitativo, una figura professionale sociale che seguirà la famiglia in crisi non solo per sbrigare le pratiche e aiutar loro nell’accesso al credito, ma servirà anche da aiuto morale per chi, nella difficoltà, cade in depressione o rischia di vedere sfasciata la famiglia per problemi economici.