Photo credit: lastquest / Foter.com / CC BY-SA
Nell’era della globalizzazione, i computer hanno ormai un’importanza cruciale nella vita di ciascuno; la tecnologia regola ormai un’ampia parte della quotidianità, tuttavia non sempre come si immagina.
In queste ore, a seguito di indagini approfondite, la Guardai di Finanza della città di Torino è infatti riuscita a rintracciare le prove di un’ingente frode fiscale ai danni dello Stato causata da due imprenditori.
La frode in questione rimanda a ben 58 società di cui i due imprenditori, dediti al commercio di prodotti informatici su scala internazionale, erano a capo; la Guardia di Finanza ha scoperto che i due, per poter guadagnare illegalmente, avevano preso il controllo di un vasto giro basato su fatturazioni false, e che molte delle sopracitate 58 società coinvolte erano a prestanome, mentre altre risultano addirittura inesistenti.
L’idea alla base della frode è relativamente semplice: i due facevano partire, e ritornare, i pezzi venduti a prezzo ribassato presso società comunitarie, attraverso un meccanismo di falsa compravendita. Secondo le indagini, questo modus operandi avrebbe consentito ai due imprenditori di frodare il fisco per una cifra pari a circa 80 milioni di euro, con un’IVA non pagata che ammonta a 16 milioni.
I creatori di questo tentativo sgominato di frode sono quelle di due imprenditori torinesi di 40 e 47 anni, ora al carcere delle Vallette, ma non solo; infatti, oltre a loro sono da considerarsi indagate anche alcune società complici e due commercialisti. Si ritiene inoltre che la frode non riguardi soltanto Torino; la Guardia di Finanza si sta infatti già mobilitando per avviare indagini anche in Lombardia, Lazio, Liguria, Toscana e Marche: in queste regioni sono infatti presenti le sedi delle società implicate nelle compravendite false.