Photo credit: Isaac Torrontera / Foter / CC BY-SA
In arrivo la Shangai Free Trade Zone. Sono anni che il governo cinese sta valutando l’ipotesi di trasformare Shanghai nel trampolino di lancio della sua economia e questa volta il terreno può essere davvero fertile per un duraturo processo di liberalizzazioni.
Il Presidente Xi Jinping, eletto Segretario Generale del Partito Comunista Cinese nel Novembre del 2012,poi Presidente della Repubblica nel Marzo 2013, pare voler fare sul serio, questa volta.
Dal 29 Settembre,infatti, è partito un progetto denominato Shanghai Free Trade Zone che mira a rendere più facile il commercio nella “city” di Shanghai.
L’area interessata dal progetto è di 28 chilometri quadrati ed includerà non solo il distretto finanziario ma praticamente l’intero quartiere di Pudong.
Il Presidente aveva promesso di perseguire una linea politica estremamente aperta al commercio ed alle liberalizzazioni,sradicando il malcostume della corruzione e proseguendo idealmente il lavoro iniziato da Deng Xiao Ping.
I vantaggi che le aziende dovrebbero iniziare a sperimentare sul proprio modo di fare business dovrebbero essere consistenti.
Innanzitutto sono state promesse una serie di agevolazioni fiscali,anche se la loro misura ed entità non è al momento verificabile interamente, dato che il piano viene comunicato gradualmente.
Il progetto prevede una più facile conversione dello Yuan nelle altre valute. L’obiettivo di Pechino quello di invogliare più investitori ad utilizzare la piattaforma della Borsa di Shanghai,attualmente considerata poco appetibile ed affidabile,dirottando così capitali dalla Borsa di Hong Kong.
Le linee guida per gli investitori non sono ancora uscite in versione definitiva ma è altamente probabile che molte norme del codice del commercio verranno modificate per la Shangai Free Trade Zone, arrivando a consentire l’apertura di società in Cina senza l’obbligo di siglare una Joint Venture con un partner cinese.
Si tratta di un progetto pilota che, se dovesse funzionare, potrebbe essere esteso ad altre città cinesi.
L’altra enorme novità potrebbe riguardare internet. Molti ipotizzano,infatti,che il Partito potrebbe autorizzare il libero accesso a Google,Facebook,Twitter,Youtube e ai siti internet di molte testate giornalistiche americane.
La notizia potrebbe non essere priva di fondamento, dato che l’obiettivo cinese è aumentare l‘efficienza economica delle aziende, quindi l’elemento centrale della questione è il reperimento delle informazioni. D’altronde moltissimi economisti,in Cina e in Occidente, sostengono che le aziende cinesi partano sempre svantaggiate proprio per la difficoltà di reperire informazioni a proposito dei mercati sui quali dovranno, poi, operare.
La Shangai Free Trade Zone rientra perfettamente nello schema della “evoluzione alla cinese”,in cui il procedere a piccoli passi e senza far troppo rumore sono ingredienti fondamentali.
E’ altamente probabile,poi, che Pechino si sia accorta che il diverso regime fiscale e le enormi agevolazioni di cui beneficiano le aziende di Hong Kong non facciano altro che rafforzarle,a discapito delle aziende della Cina non autonoma, soffocate dal peso di un governo onnipresente.
“A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si indovina”, se l’aforisma risultasse vero,il tentativo di portare Shanghai ai livelli di Hong Kong con la Shangai Free Trade Zone potrebbe anche essere un’astuta mossa per creare un valida alternativa alla città cantonese, privandola così della sua unicità. Ciò la renderebbe in futuro più facile da riconquistare.
Lo sfondo di quest’ultima ipotesi deve essere coordinato con la scadenza del periodo di vigenza della carta costituzionale di Hong Kong (testo che la legittima come regione amministrativa speciale) previsto per il 2047.