La domanda è stata resa nel modo più chiaro ed imparziale possibile. Inizialmente sarebbe dovuta essere “voi siete d’accordo che la Scozia debba essere indipendente?” ma sembrava suggerire la risposta. La vera domanda che qui in Scozia sembrano porsi è: vale la pena essere indipendenti? Ci saranno più benefici a restare dentro il regno unito o ad uscirne fuori? Tutte queste domande saranno riassunte in forma asettica nel prossimo referendum.
Dopo aver ricevuto l’autorizzazione a procedere da parte del governo britannico lo scorso marzo, autorizzazione speciale e non facile da ottenere, il 18 settembre 2014 si terrà in Scozia il referendum per chiedere alla propria popolazione se voglia restare o meno nel Regno Unito.
Il referendum non avrà nessuna validità. Non si può dichiarare l’indipendenza della Scozia unilateralmente, almeno non secondo la legge inglese. L’indipendenza può essere dichiarata solo in comune accordo col governo del restante Regno Unito. Il referendum, è stato quindi specificato, avrà solo valore consultativo senza nessun effetto sull’unione.
Il referendum però si è già tenuto: era il 1979 e la maggioranza degli elettori votò a favore della divisione ma fu una maggioranza tanto stretta da non poter essere tenuta in considerazione. Subito dopo furono gli anni della Thatcher e di Major, entrambi indiscutibilmente conservatori. Un secondo referendum si tenne nel 1997. Questo dimostrò il desiderio di avere un proprio parlamento da parte degli Scozzesi e il diritto di gestire autonomamente la loro tassazione. Tutto ciò fu ottenuto nei due anni seguenti, dopo i quali non ci furono grandi cambiamenti. L’unico partito che nel decennio seguente sembrò avere una maggiore volontà di emancipazione è stato lo Scottish National Party (SNP).
La situazione è però completamente cambiata nel corso degli ultimi due anni, cioè da quando l’SNP ha guadagnato la maggioranza assoluta al governo. Il Primo Ministro inglese David Cameron e quello scozzese Alex Salmond hanno accettato lo svolgersi del referendum. Inoltre, per iniziativa sempre dell’SNP, per la prima volta al referendum avranno diritto di partecipare anche i ragazzi di sedici e diciasette anni.
L’indipendenza, o una qualsiasi diversa forma di emancipazione che potrà essere scelta da parte della Scozia, si declinerà in diversi ambiti. Si tratterà di una maggiore autonomia economica e monetaria, di dover scegliere un proprio sistema legislativo e di uno di tassazione gestito indipendentemente. Si dovranno prendere decisioni in campo di politica estera e di difesa militare autonomamente ed infine si dovrà discutere di una propria rappresentanza nell’Unione Europea e nella NATO o meno. Sin da ora sono chiare le tematiche principali che dovranno essere trattate e tenute a mente prima del voto.
Cittadinanza
Nel caso in cui si ottenesse l’indipendenza, tutti i cittadini residenti in Scozia otterrebbero la cittadinanza scozzese. Non è chiaro però se avranno il diritto di mantenere la cittadinanza britannica. La monarchia della Regina Elisabetta II sarebbe mantenuta e rispettata dal governo della Scozia anche dopo aver ottenuto l’indipendenza, o almeno questo è quanto è stato dichiarato attualmente, anche se non tutti i membri del parlamento scozzese hanno accettato questa decisione. La regina al tempo stesso ammette che rispetterebbe tutte le decisioni prese legalmente sebbene tema per il futuro del Regno Unito.
Economia
Per quanto concerne l’aspetto monetario, sono previste tre possibili vie percorribili: si potrebbe restare nel sistema monetario inglese e continuare ad usare la sterlina come propria moneta, altrimenti la Scozia potrebbe uscirne ed entrare nell’euro oppure ancora creare una sua moneta propria. L’SNP ha espresso il desiderio di mantenere propria la moneta inglese e al tempo stesso entrare nell’Unione Europea, esattamente come è accaduto con il Regno Unito. L’Unione Europea però non ha garantito affatto di consentire nuovamente lo stesso beneficio per un secondo paese. Lo stesso si può dire del governo inglese, il quale non sembra voler concedere la sterlina alla Scozia come propria moneta, temendo per la propria sovranità su di essa. L’SNP è stato accusato di incorenza, volendo uscire dal Regno Unito ma mantenerne i privilegi monetari e non. Come ha specificato l’ex capo del governo inglese John Major, non esiste “una mezza strada, una quasi indipendenza”. La Scozia deve decidere se stare o dentro o fuori. Gordon Brown ha accusato l’SNP di confusione, domandando se l’SNP volesse far diventare la Scozia una nuova colonia dell’Inghilterra. Persino il primo ministro del Galles, Carwyn Jones, si è dichiarato contrario a questa ipotesi, “una ipotesi confusa, una ricetta per l’instabilità”. Nessuno vuole neanche mettere a rischio la propria moneta e la propria stabilità economica per una nazione che si sta allontanando e che prevedibilmente dovrà affrontare una situazione economica difficile di partenza. Inoltre, inevitabilmente, negare la sterlina è un deterrente contro l’indipendenza.
Difesa
Una questione ancora più seria sono le armi nucleari inglesi presenti nel territorio scozzese. L’SNP non può che definire “inconcepibile che una nazione indipendente possa tollerare la presenza di armi di distruzione di massa [di un'altra nazione] nel proprio territorio”. Il governo inglese ha replicato che non saprebbe dove altrimenti stoccarle. Le misure di sicurezza richieste sono altissime, i pericoli numerosi e non è pronto nessun altro sito dove dislocarle al momento. L’ipotesi di perdere il territorio scozzese non era stata mai presa in considerazione. Sono state avanzate diverse ipotesi su come procedere, anche quella di disarmarle.
L’Unione Europea
Come nel caso del mantenimento della sterlina, anche in questo caso il ragionamento della Scozia sembra essere quello di voler cambiare un aspetto, quale il suo vincolo nel Regno Unito, senza per questo dover cambiare anche tutti gli altri e mantenerli così come sono sempre stati finora. Per quanto riguarda l’Unione Europea, l’SNP desidererebbe una Scozia aderente e che ricevesse lo stesso trattamento offerto al Regno Unito. “Può mettersi in fila” è stata la goliardica risposta data dai funzionari del governo spagnolo e anche José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, in altre parole, ha espresso lo stesso concetto garantendo che invece per il restante Regno Unito nulla cambierebbe. Continuare a non far parte dell’euro ma dell’Unione Europea non sarà automatico. Il cambiamento eventualmente ottenuto con l’indipendenza influenzerà ogni altro aspetto. La Repubblica di Irlanda ha recentemente espresso lo stesso parere della Spagna: una Scozia indipendente dovrà ripartire da zero. Come a dire: che questo concetto sia chiaro, nel caso un catalano o un irlandese avessero in mente strane idee.
Le conseguenze di questa scelta non si possono del tutto prevedere. Il pericolo di terrorismo in questa regione diminuirebbe? E sarebbe pronta a difendersi in caso di un attacco, ad esempio, cybernetico? Quanto lo scoprire nuovi depositi di petrolio vicino le coste scozzesi influenzerà le decisioni? Persino nel tranquillo Galles ci si aspetterebbe, in seguito all’indipendenza della Scozia, una impennata di nazionalismo.
La stessa storia e la stessa identità nazionale ne risulterebbero minate. O forse potrebbe succedere quello che ha immaginato Irvine Welsh: l’indipendenza della Scozia promuoverebbe l’unità culturale del Regno Unito, eliminando con la perdita della Scozia uno di quegli elementi più diversi e difficili da amalgamare, riuscendo a dare ciò che da sempre il Regno Unito ricerca: una identità coerente, un nazione simile a se stessa, un regno unito.