Pexels Photos
La pratica del “Show, don’t tell” funziona anche (o forse soprattutto) nella descrizione dei personaggi di una storia, breve o lunga che sia.
Come si fa a rendere un personaggio? A presentarlo al lettore?
Già come si fa?
Cosa stai facendo?
Di solito la soluzione che molti adottano è quella da elenco telefonico. Un elenco di cose, spesso disordinato, sia di qualità fisiche che morali, talmente noioso e pignolo da uccidere qualunque lettore appena interessato.
Uno dei trucchi più conosciuti per descrivere un personaggio, è fargli fare qualcosa. Impegnarlo in un’attività. Quale debba essere non ne ho la più pallida idea, ma in questa maniera si colgono due piccioni con una fava. Perché si descrive, si mostra il personaggio, e nello stesso tempo si coinvolge il lettore, lo si prende per mano, in un certo senso, e lo si inserisce nel processo della narrazione. Quindi, chiediti cosa sta facendo il personaggio (cambio l’olio all’automobile? Passa l’aspirapolvere? Fa la spesa?), e poi mostralo. Tutto qui?
No, ovviamente: perché se fa una certa cosa, il lettore si aspetta che tu la descriva perché vuoi mostrargli qualcosa. Un tratto del suo carattere, un suo difetto (si arrabbia con facilità?). Altrimenti esiste il rischio che tu riempia pagine e pagine in descrizioni che non hanno alcuno scopo.
A volte, si mostra qualcosa che si svelerà solo in seguito; un’affermazione. Un’illuminazione che avrà la sua ragione d’essere magari verso il finale.
La forza di una affermazione
Un altro sistema per rendere il personaggio, è procedere con le affermazioni.
“Filippo era un tipo cinico”.
D’accordo.
Però ricordati che “dopo” il suo cinismo deve esserci, e ben visibile. Occorre pensarci bene perché se da una parte pare un sistema abbastanza semplice, occorre invece rendersi conto che il lettore (non tutti, questo è vero), è attento. E se tu non rispetti quello che annunci, se fai promesse da marinaio, stai pur certo che lui se ne ricorderà. E non mancherà di fartelo notare.