Film a cura della Contemporaneista del blog, l'amica Laura alla quale passo subito la parola.
*credete che la follia sia contagiosa?*
La scena iniziale del film è che i due agenti federali Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo) sono su un traghetto che li sta portando su un’isola misteriosa. Nebbia, foschia, onde che s’infrangono sul traghetto. No, non è un inizio romantico tutt’altro. I due si dirigono verso quella che è chiamata Shutter Island, dove è situato un manicomio criminale: l’ospedale di Ashecliffe. La poesia svanisce del tutto quando il traghetto attracca e ci si ritrova immersi in un ambiente veramente inquietante. E cosa ancora più inquietante è l’indagine che i due dovranno fare su una donna (infanticida) di nome Rachel Solando scomparsa misteriosamente dall’istituto. Ospedale con un direttore che personalmente non vorrei mai incontrare: il dott. Cawley (Ben Kingsley). Che solo a vederlo fa rabbrividire.
Così come il fatto che i pazienti la notte vengano rinchiusi nelle celle dall’esterno, le finestre sono sbarrate, e i corridoi controllati. E quindi ci si chiede immediatamente: ma come caspita ha fatto a scappare la pluriomicida? Volatilizzata? Il caso si fa più oscuro e si apre veramente.
Come se non bastasse, e come si dice “piove sempre sul bagnato” scoppia un uragano e i due agenti sono costretti ad una permanenza prolungata nell’ospedale. In più ci si mette anche DiCaprio con i suoi incubi notturni, che fanno sudare anche lo spettatore. E lascio lo spettatore qua tutto bello sudato e invischiato nelle visioni notturne di Teddy Daniels per non andare oltre e non svelare nulla. Se non che tra alcuni dei non protagonisti c’è anche lui, Max von Sydow: l’esorcista. E qui chiudo che mi viene solo male al pensiero.
Dopo aver visto questo film la domanda (e sono due) sorge spontanea: ma ve lo ricordate il DiCaprio del Titanic? Quel bimbo messo sulla grande nave pronta a salpare per l’America? Ma è assolutamente un bruttissimo e pallido ricordo. Non lo sopportavo proprio quel bambino sulla nave a cercare di fare l’adulto. Beh, nell’isola della paura lo vediamo magari un po’ ingrassato (e chissenefrega) ma un attore di tutto rispetto e a tutto tondo. Come fa il pazzo lui, non lo fa proprio nessuno! Eccezionale, quasi quasi venivano anche a me le visioni, e qualche salto sulla poltroncina del cinema me lo sono fatta. Viva, viva dunque lo schizofrenico DiCaprio che ultimamente non ne sbaglia una. Tutti ruoli ben riusciti e ben interpretati i suoi.
Per non parlare poi del regista Martin Scorsese che ritorna dopo 4 anni di assenza dal grande schermo, affascinato dal romanzo "L'isola della paura" di Dennis Lehane. E ritorna in modo gotico, con flashback che giocano sulla mente umana, suscitando nello spettatore e nel protagonista suggestioni, visioni, paure. Scorsese vuole sottolineare in maniera emblematica la follia dell’uomo come unica maniera di rapportarsi alla realtà. E ne fa un film decisamente paranoico e coinvolgente.
Stavolta concordo molto con la cara Laura la quale, ci tengo a dirlo, è per me anche uno sprone a guardare film che troppo facilmente etichetto come "visioni superflue". Perché superfluo questo film? Per me la sola presenza di certi attori fa uscire il film dalla lista lavori. Non faccio nomi ma... penserete mica che mi sono guardato Titanic vero? Solo sotto Terapia Ludovico potrei mandar giù robe simili.
Invece "Shutter Island" è un buon film tutto sommato, con una storia intrigante, forse inferiore alle attese perché alla regia non c'è certo un esordiente ma se così fosse stato avremmo gioito per la nascita di un nuovo talento. Film che poteva essere molto più feroce e teso, anche un filo meno prolisso, ma si sarebbero perse le chiare intenzioni di realizzare un prodotto facilmente commerciabile. Non si può nemmeno pretendere ogni volta un "Taxi Driver", e poi pure De Niro è un filo imbolsito ultimamente, meglio fargli fare il presidente di giuria a Cannes. Battute a parte, il vero problema è che non siamo più nei magici anni '70.
M'è piaciuta moltissimo una cosa, ne approfitto di parlarne visto che Laura non l'ha evidenziata. Dopo i frame però, è quasi fuori argomento.
I tormenti del protagonista nascono da un trauma subito durante la seconda guerra mondiale. Era membro della settima armata americana che irruppe nel lager di Dachau (Monaco di Baviera) e fu artefice di un crimine di guerra non molto noto, il c.d. "Massacro di Dachau". Io personalmente ne sono venuto a conoscenza proprio visitando il Memoriale ora presente a Dachau, là dove una volta sorgeva il primo, vero, campo di sterminio nazista, in pieno territorio tedesco, che funzionò come base sperimentale per gli altri lager. Alla fine della guerra era una "mini-aushwitz".
Del citato massacro pochi ne sono a conoscenza, non è particolarmente pubblicizzato nemmeno nelle pubblicazioni specializzate. In compenso all'ingresso del lager oggi campeggia una grande targa che ringrazia gli americani per la liberazione dei prigionieri, e ci mancherebbe.
E' un fatto interessante, con cui la mia coscienza ogni volta si scontra e propone di volta in volta soluzioni (risposte) diverse a seconda dell'umore giornaliero. Difficile rispondere con certezza: è un crimine, quel massacro, ammissibile o meno? Uccisero a sangue freddo decine di soldati tedeschi, SS di stanza nel campo, ma era freddo realmente quel sangue? Pare fosse il primo, sicuramente uno dei primi, lager liberati dagli americani, e quando videro quel che videro persero la testa, questa la versione ufficiale e difficile non dargli almeno un po' di credito, anche se forse omette parte della verità e cioè che si trattò di una vendetta anche per altro. Ma restiamo sullo shock, è questo l'aspetto che a livello di coscienza individuale ora m'interessa: è ammissibile o no una vendetta del genere? Ognuno si dia le risposte che ritiene adeguate. Io quando sono calmo, riflessivo, cioè inutile e amorfo, tendo a pensare sia stato un crimine ma mi capitano giorni in cui la spina dorsale è più dritta di altri, sono rari ma mi sento vivo e l'essere disarmato aiuta la mia famiglia ad avere un padre presente; in quei giorni comprendo e perfino stimo quegli americani, e avrei fatto anche di peggio. Ma, fortunatamente, è solo un sogno-incubo, non è vero nulla, è solo che mi immagino là con l'armata americana e di fronte a me i custodi di una spaventosa fabbrica di omicidi, io con in mano un mitra carico a decidere cosa fare...
Qualche fotina (pessime, fatte col cellulare) di quella visita (giugno 2008) che ho nel cuore, a lungo agognata. L'occasione di un raduno motociclistico in Alsazia mi fece approfittare di farla anche se mi costò un allungamento di quasi 500km del percorso. Ne valse proprio la pena.
sono io, al famoso cancello
un fossato e la recinzione. veniva usata dai prigionieri per suicidarsi: quando non ne potevano più si lanciavano verso la rete ed immancabilmente venivano trucidati dalle guardie.
docce che non servivano per lavarsi
forni che non servivano per fare il pane
la targa in onore dei soldati americani
la mia motaccia quel giorno!
se la merita una presenza, è merito suo se ho potuto fare quel viaggio.
non è solo un pezzo di ferro per me... je vojo un sacco bene!