Il 28 gennaio 1986 il programma spaziale americano subì una delle tragedie più grandi quando lo Space Shuttle Challenger fu distrutto 73 secondi dopo il lancio, facendo morire i sette astronauti dell’equipaggio.
La maggior parte delle persone ritiene che questo disastro fu causato da un difetto di progettazione nel razzo a propellente solido dello Shuttle che fu aggravato dalle temperature rigide, prossime allo zero, dell’aria al momento del lancio. Anche se questi problemi fossero delle cause significative, c’erano una serie di altri fattori poco noti che contribuirono pure alla tragica perdita del Challenger durante il 25° volo del programma Shuttle.
Se uno qualsiasi di questi fattori non fosse esistito quel giorno fatale, il disastro avrebbe potuto essere sicuramente evitato.
E’ anche sbagliato ritenere che il Challenger “esplose”. In realtà, lo Shuttle fu distrutto da un cedimento strutturale che portò il veicolo a spezzarsi. Dato che il veicolo si disintegrò, esso liberò grandi quantità di carburante che vaporizzarono per formare una nuvola massiccia avvolgendo lo Shuttle. L’espansione di questa nuvola è quello che creò la percezione di un’esplosione.
Le parti dello Shuttle
Per capire come avvenne la catastrofe, abbiamo bisogno di spiegare prima di tutto le varie componenti dello Space Shuttle e come funziona. Lo Shuttle, ufficialmente conosciuto come lo Space Transportation System (STS, Sistema di Trasporto Spaziale), si compone di tre parti principali: l’Orbiter, l’External Tank (o serbatoio esterno) e i due razzi motori Solid Rocket Booster, i booster a combustibile soldo (SRB), come illustrato nell’immagine qui sopra.
Il componente principale del veicolo è l’Orbiter, riutilizzabile, che ha due ali e che trasporta l’equipaggio e il carico utile che viaggia nello spazio e che ritorna a Terra su pista. Tuttavia, l’Orbiter da solo non è in grado né di generare una spinta sufficiente per arrivare all’orbita prestabilita (e dunque vincere la forza gravitazionale terrestre) nè di contenere sufficiente carburante per permettere l’entrata in orbita stessa. La spinta supplementare è fornita dai due grandi razzi Booster a combustibile solido e circondati da un involucro metallico.
I razzi a propellente solido sono elementi chiave nel funzionamento della navetta. I segmenti di ogni booster sono uniti in tre sezioni principali in fabbrica e spediti al Vehicle Assembly Building, all’edificio di Assemblaggio Veicolo, al Kennedy Space Flight Center della NASA, in Florida. Qui, le tre sezioni sono unite durante il montaggio dello Shuttle e le articolazioni delle regioni tra i segmenti contengono due O-ring in gomma. Col calore generato dalla combustione del propellente all’interno dei booster, questi guarnizioni in gomma si espandono e impediscono la fuoriuscita del combustibile.
Ogni booster ha un’altezza di 149 metri e un diametro di 12 metri. Ogni volta che il propellente solido è stato acceso non è più possibile spegnerlo o addirittura controllarlo. E’ per questo motivo che i due booster sono stati appositamente e accuratamente progettati dalla Morton Thiokol, che si è aggiudicata la progettazione e la costruzione degli SRB nel 1974.
(continua)
Il video ufficiale della NASA:
Il Presidente americano Ronald Reagan annuncia al paese l’enorme perdita dell’equipaggio della missione. Nelle sue parole emerge il cordoglio non solo dell’America ma di tutto il mondo, un mondo di uomini e di speranze che venivano improvvisamente a mancare.
Fonti AerospaceWeb -”Space Shuttle Challenger Disaster”: http://www.aerospaceweb.org/question/investigations/q0122.shtml ; “Challenger Crew Transcript Hoax” su AerospaceWeb: http://www.aerospaceweb.org/question/conspiracy/q0258.shtml ;
Shuttle Mission sul sito della NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/shuttle/shuttlemissions/archives/sts-51L.html
Tributo al Challenger-NASA: http://www.nasa.gov/mission_pages/shuttle/flyout/multimedia/gallery/tribute_challenger.html ;
Remembering Challenger: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_256.html ;
Space Shuttle Challenger Memorial on Mars: http://www.nasa.gov/home/hqnews/2004/jan/HQ_04043_MER_Challenger_Memorial.html;
Numerosi link sono disponibili qui: http://www.nasa.gov/centers/goddard/pdf/574228main_GSFC-1041R-1-Challenger%28072211%29.pdf
Altre informazioni sono disponibili su HoustonPress: http://blogs.houstonpress.com/hairballs/2011/01/challenger_25_years_ago.php e su GalaXiki.org: http://www.galaxiki.org/web/main/_blog/all/astronauts-probably-survived-space-shuttle-challenger-explosion.shtml
Sabrina
(Domani la seconda parte)