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“Si alza il vento”, il nuovo film di Hayao Miyazaki

Creato il 25 agosto 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Si alza il vento“, uscito nelle sale giapponesi lo scorso 20 luglio, è il nuovo film d’animazione firmato Hayao Miyazaki in concorso a Venezia.
Maestro indiscusso del cinema d’animazione giapponese (anime), o come è stato spesso definito, il “Walt Disney nipponico”, questo anziano signore, classe 1941, ha molto poco in comune con il papà di Mickey Mouse. Dietro la barba bianca e gli occhiali squadrati modello Woody Allen, il suo sguardo divertito e le profonde fossette sulle guance fanno pensare immediatamente a un ragazzino.

Può capitare, girovagando tra le infinite costellazioni di blog dedicati agli anime, di trovare una sua citazione: “Vorrei fare un film per dire ai bambini: è bello essere vivi”. Autentiche o attribuite che siano, queste poche parole ci tolgono da ogni dubbio: Miyazaki non è un bambino, ma uno di quei pochi, fortunati, adulti che hanno conservato gelosamente lo spirito d’avventura, o quanto meno il ricordo puro di cosa significhi essere piccoli.

Hayao Miyazaki, Si alza il vento

Photo credit: Loren Javier / Foter / CC BY-ND

Un ricordo, per quanto riguarda il regista di Tokyo, ambientato nella fabbrica di componenti di aerei del padre. E’ per questa ragione che una delle più grandi passioni del regista è l’aviazione, alla quale si è dedicato in prima persona nella vita privata e attraverso il suo lavoro di disegnatore: prima illustrando le copertine giapponesi di “Volo di notte” e “Terre des hommes” del pilota scrittore Antoine de Saint-Exupéry; poi realizzando “Si alza il vento”. Anche lo studio d’animazione da lui fondato, in collaborazione con due amici, porta il nome di un aereo italiano degli anni trenta, il Ghibli, a sua volta ispirato al nome di un vento caldo del Sahara.

Il volo, tuttavia, è solo una delle tematiche care a questo immaginifico artista: tutto ciò che è in grado di suscitare lo stupore del fanciullo nascosto in ognuno di noi è narrato attraverso metafore visionarie e ambientazioni fantastiche.
La ricca filmografia di Miyazaki si è fatta strada anche nel mercato occidentale grazie alle ambientazioni spesso ispirate all’Europa, ma soprattutto per via dell’universalità del suo messaggio. Gli alti ideali trasmessi dai suoi film, come l’ambientalismo e il femminismo, non sono mai trattati con superficialità ma sempre affacciandosi su un mondo di contraddizioni, dove il male e il bene sono difficili da definire fino al dipanarsi della storia. Come nell’osannato Principessa Mononoke, in cui il capo della Città del Ferro, Lady Eboshi, distrugge la foresta per ottenere materie prime per scopi industriali. Senza preoccuparsi della vita degli animali, assicura una vita dignitosa ai lebbrosi e alle ex prostitute, cittadini della città: anche in questo caso la conclusione non è totalmente positiva, come ci si aspetterebbe da un film per bambini, ma complessa e in divenire.

Si alza il vento“, realizzato a dieci anni di distanza dall’Oscar per “La città incantata”, è la storia dell’ingegnere Horikoshi che progettò il caccia da guerra Zero (i cui pezzi furono anche prodotti dalla fabbrica del padre di Miyazaki); un aereo passato alla storia per via del suo utilizzo durante l’attacco a sorpresa a Pearl Harbor il 7 dicembre del 1941.
L’annuncio e l’uscita del film hanno prodotto una serie di domande da parte degli affezionati del regista, che si sono chiesti perché questi abbia scelto di narrare la storia di un produttore d’armi, in parte mitizzandolo. Miyazaki, da sempre pacifista convinto, ha affermato che sarebbe inutile incolpare della guerra il singolo Horikoshi, animato solo da un sogno nella costruzione dell’aereo. Forse, “Vedere con occhi non oscurati dall’odio” rimane la lezione più interessante di Hayao Miyazaki.

Articolo di Virginia Speranza


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