Forse l’unica cosa bella della fine di un festival cinematografico, è la conferma dei così detti “grandi numeri”, ovvero la rappresentazione o meno di quelle che erano le proiezioni fatte sul numero dei film in gara, l’affluenza del pubblico nelle sale, la soddisfazione di chi ha visto il film o seguito le varie rappresentazioni. Si è soliti pensare a questo momento, come il momento della “verità”, se ne valeva in fondo, la pena. Questo succede in modo particolare con Festival cinematografici giovani o di particolari settori, che cercano di ritagliarsi un ruolo nel panorama mondiale del segmento di pubblico che rappresentano. Ecco.
Tutto questo sabato sera al Serile Filmului, ovvero il Festival Internazionale di Cinema Gay a Cluj Napoca non è successo. E sebbene i numeri ben rappresentavano i 124 films, di cui 54 invitati, i vistatori attesi, i produttori, i giornalisti, gli attori, musicisti, registi, ecc, annunciare i vincitori ha in modo particolare significato riflettere nuovamente in modo collettivo sulla attualità gay, oltre che sulla realtà di questi tempi tormentati un pò per tutti. Ovviamente colpisce anche la grande voglia del pubblico di testimoniare per ciascuna sezione, l’appartenenza ad un genere, quello appunto che esprime il festival, partecipando a decretarne così attivamente il vincitore o la realtà che esprime.
Ed i vincitori eccoli quindi: “Stand” di Jonathan Taib come Miglior Film, premiato anche qui dopo numerosi altri festival come Frameline (San Francisco international lgbt film festival) in USA , Everybody’s Perfect in Svizzera, Cinefest Sudbury in Canada ed il Queer Lisboa in Portogallo; l’americano “Colonia” di Walsh Brendan Ranson come miglior cortometraggio mentre “Trans” di Nathalie Cools vince come Miglior Documentario. Non stupisce invece la scelta del pubblico in sala con il premio del pubblico per il documentario ungherese “Secret Years”.
Si può quindi concludere che anche a questo Festival di settore, “Stand” di Jonathan Taieb (regista, produttore e sceneggiatore) si presenta vincitore forse proprio perchè attuale. Co-produzione francesce che coinvolge anche Usa, Russia ed Ucraina di genere drammatico, parte infatti dai tristi fatti di cronaca dello scorso anno. Il protagonista infatti è Antòn che assiste ad un episodio di violenza terribile a Mosca e decide di scoprirne il colpevole. Interpretato dall’attore Renat Shuteev, russo di origine ma trasferitosi in Francia all’età di 17 anni, la sua recitazione è un work in progress , una analisi più interiore che esteriore che sembra quasi servire in toto invece all’ambientazione del film voluta dal regista :ovvero di un gelido inverno, di tutta quella neve bianca che cade e che ricopre ciò che incontra e non lascia spazio ad altro nei giardini di periferia e più spesso al buio della notte più violenta e dannata.
di Cristina Chiochia per Oggialcinema.net