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Si fa presto a dire ieri

Creato il 03 giugno 2011 da Antonio_montanari

Ho ascoltato alla radio un bell'elogio dei cibi delle nonne di un tempo, accompagnato da una precisazione che però non mi è piaciuta. Quelle nonne, è stato detto, rappresentano "la sana povertà di ieri". È soltanto un'opinione, questa mia, e quindi vale per quello che vale. Ma nessuna miseria è sana. Chi dispone di cattedre o di microfoni può felicemente inventare teorie ed incollare fra loro frammenti di storie sconosciute, per sostenere sicuramente le cose che vuole.
Ma per tutti purtroppo c'è sempre un terribile agguato in cui anche le migliori etichette possono sprofondare, se non si controlla l'entusiasmo con il quale si costruiscono gli slogan. Nessuna povertà è mai stata sana, verrebbe da rispondere con una battuta, perché molte miserie hanno provocato troppe malattie e tante vittime.
Una cosa è elogiare la dignità di chi con sacrifici immensi costruiva una famiglia cercando di proteggerla soprattutto da quelle insidie che la miseria fabbrica come scappatoie per risolvere tanti, difficili problemi. Una cosa è avere nostalgia dei propri sentimenti e delle esperienze vissute in ambienti in cui la protezione famigliare era un bene supremo spesso desiderato ma non sempre attuabile.
Ci sono lunghi capitoli della Storia d'Italia, di questa nostra Penisola che inanellava addii, partenze, fughe come espressioni di bisogni economici imposti dalla fame, primogenita e crudele creatura della miseria.
Ed allora apriamo qualche cosa: un libro, internet o quello che volete voi, magari un armadio di famiglia. E vediamo alla voce immigrazione, cerchiamo la pagina di Marcinelle, la miniera belga, 8 agosto 1956, 262 vittime di cui 136 nostri compaesani. Scrisse il "Corriere della Sera": "L'Italia può esportare dei lavoratori, ma non degli schiavi".
La sana e buona povertà d'un tempo, era quella delle nonne che restavano a casa senza poter mai avere niente, ed attendendo sempre qualcosa. Era il ritorno del marito che lavorava all'estero. Oppure, l'arrivo del figlio che si era fermato al Nord entro i confini nazionali, per un posto sicuro ma non per un letto confortevole, perché ad esempio, a Torino, c'erano i cartelli che non si affittava ai meridionali.
La geografia dei sentimenti è molto più complicata della cosiddetta storia spicciola che a volte sentiamo raccontare con questi ricordi pieni di rimpianto per qualcosa che è fuggito e non torna più. Ma non illudiamoci che i nostri slogan, eleganti e definitivi, riassumano fatti veramente avvenuti. [1042]

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA

"il Ponte", settimanale, Rimini, 05.06.2011


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