Magazine Diario personale
E quando eri più piccola e più immatura il fidanzato ragazzo lo lasciavi a Napoli (o comunque altrove) e lì invece facevi un po' il cazzo che ti pareva.
Poi tornavi dalle vacanze con gli occhi a forma di cuore e il cuore in frantumi.
Ma andava bene così.
Il tuo ragazzo ti accoglieva a braccia aperte e tu facevi finta di nulla.
Poi succede che ad un certo punto cresci. E cambi.
E cominci a dare importanza a delle cose che prima non ne avevano, ma proprio per niente.
Una tra le tante un futuro col tuo lui.
E quindi tu reprimi il tuo istinto.
Quello che ogni anno ti spinge a trovare una preda diversa.
Che sbrani e ti fa vivere felice.
E reprimere un istinto non è facile.
Ci vuole qualcosa in più che la volontà.
Qualcuno a questo "qualcosa" da il nome di "amore".
Per me ha il nome di una persona.
E va tutto bene finché un giorno, per caso, ti accorgi di essere tu, la preda.
La preda del più bel cacciatore che si possa mai incontrare.
E tu scappi, cambi spiaggia, cambi bar, cambi gente da frequentare.
E in quei rari momenti in cui si è nello stesso posto senti i suoi occhi azzurri addosso.
E li eviti.
Saluti da lontano, con la mano.
Quasi non chiedi, quasi non parli.
Poi un po' ti abitui e sai che resisterai.
Che ce la puoi fare perché una notte con un ventenne può rovinare la tua storia, ma soprattutto può rovinare quello che sei diventata.
Sembra tutto semplice ad un certo punto.
Ti senti bella e forte.
Poi succede che il tuo lui ti fa un discorso del tipo:
"Sono due settimane che non ci vediamo. Possiamo tranquillamente aspettarne altre tre per vederci."
E tu ti senti solo un'emerita cretina.
Crolla tutto quello che tu avevi creduto di stare costruendo.
E quindi esci e sai che sarà tutto diverso.
Che il bel ragazzo dagli occhi azzurri troverà una persona debole.
Dici alle amiche di non lasciarti mai sola.
E così fanno.
Ma lui trova comunque il modo di dirti
"La realtà è che io ho solo vent'anni e vorrei averne trenta"
E tu gli rispondi
"No. La realtà è che io non avrò mai più vent'anni"
E poi saluti e te ne vai.
E sai che non lo rivedrai mai più.
E sai che non ti cercherà.
E sai che non ti farai mai trovare.
E il motivo del tuo rifiuto è solo uno.
Sai che non sei più sola, sai che, nonostante il comportamento da stronzo, sei legata ad una persona.
Sai che devi pensare per due.
Sai che è il momento di costruire, non di distruggere.
Se poi le cose con lui non andranno sarà un altro paio di maniche.
Non sarò io a mandare tutto a monte.
E con tutto non intendo la storia con lui, non solo, ma la me che ho costruito, che finalmente riesce ad importarsene qualcosa degli altri, che finalmente riesce di nuovo a legarsi ad una persona sola, che finalmente riesce a rispettare la persona con cui sta.
E sapere che in fondo il mio lui non ha nessuna coscienza di noi due perché continua a vedere me e lui come entità separate mi ha fatto porre molte domande. E ha messo in dubbio tutto il lavoro che ho fatto su me stessa. Che non è stato facile. Ma che comunque non ho voluto mandare a monte.
Perché in fondo se ci fossi stata, col tipo, il mio lui non l'avrebbe mai saputo.
Sì, ma poi cosa?
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