Approfittiamo della lettera di Papa Francesco al fondatore di “Repubblica”, Eugenio Scalfari, per soffermarci su una questione specifica, in particolare diamo attenzione alla risposta di Scalfari quando si definisce «un non credente da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth».
Anche il laico Umberto Veronesi è intervenuto scrivendo: «Noi laici siamo ammirati dall’insegnamento umano di Gesù, e gli siamo vicini perché crea un terreno favorevole a un’etica condivisibile, basata sull’amore, la solidarietà e la pace. Non possiamo tuttavia accettare la sua dimensione divina, che per la fede è quella che conta di più». Potremmo fare tanti esempi simili, di non credenti affascinati di Gesù, pieni di stima e di ammirazione per la sua persona e il suo messaggio ma che hanno scelto di non credere alla sua divinità.
E’ senz’altro bello sapere quanto quest’Uomo sia ancora oggi il riferimento etico anche delle società secolarizzate occidentali. Tuttavia c’è qualcosa che non quadra e ci sentiamo in dovere di farlo presente. Lo ha spiegato il grande filosofo francese Jean Guitton: «Nel problema riguardante Gesù si è stretti tra due ipotesi: o è davvero un uomo divino o è un pazzo furioso. Non ci sono mezzi termini. Nel problema “Gesù” si giunge a un punto in cui bisogna scegliere: tra zero e infinito» (Guitton, “Ogni giorno che Dio manda in terra”, Mondadori 1997, pag.159). Ovvero, come possono i laici essere affascinati e ammirati da Gesù Cristo, ma non credere nella sua divinità, senza prendere in considerazione quel che Lui diceva di sé, ovvero di essere il Figlio di Dio? Uno che afferma si descrive così o è un “pazzo furios0″ oppure dice la verità. Se si esclude però che stia dicendo il vero allora, uno che dice di essere Figlio di Dio, è un “pazzo furioso” o, in alternativa, un sadico ingannatore. In entrambi i casi non potranno mai essere prese sul serio nessuna delle sue parole, tanto meno il suo messaggio.
I laici apprendono il messaggio di Gesù attraverso i Vangeli, ma sono proprio essi a descrivere che Gesù Cristo si è presentato al mondo come figlio di Dio, come mandato dal Padre suo. «Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18:10). Oppure, ancora Matteo (12:50): «Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre». E ancora più scandalosamente: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 15,6).
Non ci sono molte opzioni davanti a chi dice questo, come spiega Guitton: o Gesù è un folle completo oppure è davvero Colui che dice di essere. L’evangelista Marco (14, 62-64) riporta: «Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?”. Gesù disse: “Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo, seduto alla destra della Potenza, venire sulle nuvole del cielo”. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: “Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. Tutti sentenziarono che era reo di morte». Gesù viene mandato da Pilato proprio in quanto ha bestemmiato definendosi Figlio di Dio. Come lo spiegano i laici affascinati da Gesù ma che non credono nella sua divinità? Giovanni (18,33-37) racconta l’incontro con Pilato, quando Gesù dice di sé: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”».
Gesù dice di essere il Messia, il Figlio di Dio, parla del suo Regno dei cieli, accenna alla sua resurrezione («Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà», Mc 9, 31) ecc. Se non si vuole credere alla divinità di Gesù Cristo non si può nemmeno credere a quello che Lui dice di se stesso e non si possono selezionare le frasi (come fossero consigli di bontà) senza guardare l’intera Sua persona. Eppure il messaggio di questo folle ha rivoluzionato la storia umana, la civiltà, la scienza, la carità, la cultura, l’arte, la musica…ha incredibilmente cambiato la vita di miliardi di persone, molte delle quali hanno dedicato e decidono di dedicare l’intera vita nella Sua sequela. Il Suo messaggio ha sempre avuto inspiegabilmente la forza e la freschezza di essere attuale e di parlare alla coscienza di ogni uomo, di qualunque credo, origine o etnia. E lo sarà per l’eternità.
Laici e non credenti continuino a riferirsi a Gesù Cristo come autorità morale, ma provino a riflettere anche su questo: come avrebbe potuto un folle o un ingannatore essere all’origine di tutto quello che da Lui è nato? Per crederlo occorre molta più fede di quanta ne serve per credere che Gesù Cristo dica la verità su se stesso e sulla sua origine. Allo stesso modo, come ha spiegato il laico Umberto Eco, «Quand’anche Gesù fosse –per assurdo- un personaggio inventato dagli uomini, il fatto che abbia potuto essere immaginato da noi bipedi implumi, di per sé sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso). del fatto che il figlio di un Dio si sia veramente incarnato. Questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede». (Eco, “Cinque scritti morali”, Bombiani 1997).
La redazione